SOS ACQUA
26 Gennaio 2022 - 05:20
CREMONA - «In ogni stazione, massimamente in quella Centrale di Milano, ci sono due universi: quello di chi viaggia e quello di chi resta; da una parte chi ci lavora, dall’altra una congrega molto eterogenea di persone che in qualche modo ne hanno fatto una casa: sbandati, emarginati, senzatetto, tossicomani e varie specie di delinquenti. Il popolo della Centrale che la notte prende il controllo. Io ho aggiunto storie, in parte ispirandomi a spunti reali. Il romanzo è un thriller, ma non solo: la mia ambizione era di convogliare tutti i principali generi narrativi, dal gotico fantastico, alla dimensione dell’avventura al romanzo d’amore».
Dunque, mescolando i generi più popolari, Jacopo De Michelis apre e chiude davanti al lettore le porte di storie differenti eppure sempre collegate. Il risultato è La stazione, romanzo di 870 pagine che ha meritatamente scalato le classifiche.
L’autore ne parla nella videorubrica Tre minuti un libro online da oggi. Esordiente come autore, ma tutt’altro che a digiuno di letteratura, De Michelis è editor della Marsilio e ha collaborato, tra l’altro, alla promozione di saghe come la Millennium Trilogy di Stieg Larsson, la Trilogia del Male di Roberto Costantini, è uno scopritore di talenti. Un’esordio talmente spettacolare da avergli fruttato la «patente» di caposaldo rilasciata dal critico Antonio D’Orrico, secondo il quale il moderno «il giallo nostrale muta pelle ogni vent’anni: 1980 Il nome della rosa di Umberto Eco, 2002 Io uccido di Faletti, 2022 La Stazione di De Michelis». Un giudizio da brividi. E infatti De Michelis si schermisce: «Dire che sono imbarazzato è dir poco, faccio ancora qualche fatica a considerarmi uno scrittore...».
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