L'ANALISI
28 Settembre 2022 - 05:25
CREMONA - Un’epidemia devastante che fa strage, momenti di grande corruzione, di complotti di società segrete, di sanguinose lotte per il potere, di caccia all’untore. No, non stiamo parlando dell’oggi (anche se la Storia ci insegna che l’uomo tende eternamente a rinnovare i suoi «peccati») ma del Settecento veneziano, periodo in cui la Repubblica è un po’ decadente, ma resta pur sempre la Serenissima, ancora tra le capitali del mondo, ancora affascinante crogiolo di incontri, di affari, di cultura e di bellezza. A condurvi per mano il lettore è Matteo Strukul, uno degli scrittori di romanzi storici e di avventura tra i più amati (non solo in Italia: le sue opere sono in pubblicazione in 40 Paesi di tutti i continenti). Lo fa ne «Il cimitero di Venezia, la prima indagine di Antonio Canal detto il Canaletto» e lo fa anche nella videointervista per la rubrica «Tre minuti un libro», curata da Paolo Gualandris, in rete da oggi sul sito www.laprovinciacr.it.
«Venezia è certamente straordinaria anche oggi – spiega —. Però ai tempi era una città che, con i suoi 150 mila abitanti, era una sorta di New York di oggi, nel senso che tutto ciò che contava avveniva qui. I veneziani, non solo loro naturalmente, erano maestri di intrighi e da questo punto di vista non avevano da imparare da nessuno». Questo romanzo è, per dirlo con parole sue, «un atto d’amore verso Venezia. Lo è perché racconta la Venezia per me più affascinante, quella di Canaletto, Casanova, Vivaldi... quindi da un certo punto di vista la Venezia al tramonto ma anche culla dell’arte e centro politico e artistico di prima grandezza nel Settecento».
Al centro della storia la figura di Canaletto, «per me emblematica perché è il pittore che, grazie alla tecnica del vedutismo, ha di fatto esportato in tutto il mondo la magia di Venezia». Un Canaletto che in questa avventura impara con molta fatica a pedinare qualcuno e sfrutta il suo enorme talento nel disegno per fissare su carta utili dettagli macabri. In una Venezia devastata dal vaiolo, qualcuno sta uccidendo barbaramente delle donne innocenti. Siamo nel 1725, mentre un’epidemia di vaiolo miete vittime tra la popolazione, una delle donne più illustri della città viene trovata con il petto squarciato nelle acque nere e gelide del Rio dei Mendicanti.
In un clima di crescente tensione, Canaletto, viene convocato dagli Inquisitori di Stato, insospettiti da una sua recente opera, che ritrae proprio quel luogo malfamato: c’è forse un legame tra il pittore e l’omicidio? Mentre, sconvolto, sta lasciando il Palazzo Ducale, Canaletto viene fermato e portato al cospetto del Doge, anche lui interessato a quel quadro, il Rio dei Mendicanti. Nel dipinto c’è qualcosa che, se rivelato, potrebbe mettere in grave imbarazzo un’importante famiglia veneziana: un nobile, ritratto in uno dei luoghi più popolari e plebei di Venezia. Perché mai si trovava in un posto simile?
Canaletto riceve dal Doge l’ordine di scoprirlo e riferire direttamente a lui. L’indagine – che all’inizio lo spaventa e poi, lentamente, lo cattura – lo porta però a frequentare ambienti apparentemente illustri in cui sembrano consumarsi oscuri riti, e nei quali si aggirano figure ambigue, dal passato avvolto nel mistero. Quali segreti si celano nei palazzi veneziani? Quali verità sarebbe meglio rimanessero sepolte? Sarà però l’amore a salvarlo, un sentimento puro e profondo per colei che sa dominare i segreti dell’arte del vetro.
«Alcune parti della biografia di Canaletto sono assolutamente sconosciute e quindi queste zone d’ombra consentivano una qualche forma di invenzione senza andare a stravolgere lo spirito naturale del personaggio storico, rispetto al quale cerco sempre di avere pieno rispetto», spiega Strukul, che riesce a inserire perfettamente la sua spy story su fatti realmente accaduti. Il grande pittore è un detective suo malgrado, nel senso che si trova al centro di un complotto che coinvolge vari poteri senza averne almeno inizialmente la minima contezza. Al centro c’è un quadro fantastico, il Rio dei mendicanti, opera alla quale lo scrittore ha voluto rendere omaggio.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris