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3 MINUTI 1 LIBRO

Democratici grazie a Maometto

Corada analizza il paradosso emerso nello studio dell’Islam degli illuministi

Paolo Gualandris

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pgualandris@laprovinciacr.it

21 Settembre 2022 - 05:25

CREMONA - Aiutare gli intellettuali del mondo arabo a sviluppare una riflessione critica sul modello teocratico di Stato in cui potere e religione coincidono, tipico dei Paesi islamici, e - d’altra parte - contribuire, in modo apolitico, al dibattito ormai millenario e oggi più che mai attuale sui rapporti tra Islam e Occidente. Con questo spirito Gian Carlo Corada, insegnante di filosofia per lunghi anni prestato alla politica, ha scritto «Maometto Filosofo. Illuminismo e Islam», del quale parla nella videorubrica «Tre minuti un libro» curata da Paolo Gualandris nella puntata online da oggi sul sito www.laprovinciacr.it.

Una riflessione che parte dal secolo del Lumi per arrivare fino a comprendere quello che sta succedendo oggi. Il libro è diviso in due parti. La prima tratta dei rapporti tra la cultura occidentale e il mondo islamico, la seconda restringe il campo sulle posizioni dei grandi dell’Illuminismo, da Voltaire a Rousseau, da Montesquieu e Boulanviller, ognuno dei quali con la propria particolare visione. Per tutti questi pensatori il tema era centrale, perché l’Islam è una religione monoteista, senza intermediazioni tra l’uomo e Dio, senza la trinità e con Maometto non considerato figlio di Dio. Una religione strettamente collegata con un sistema politico dispotico, come molti visitatori dell’epoca riferivano in pubblicazioni che ebbero una diffusione enorme.

Prima di pubblicare il libro, Corada ha fatto un piccolo esperimento che lo ha confortato sulla necessità di andare avanti. Ricorda sorridendo: «Ho mostrato a degli amici riflessioni di pensatori dell’Illuminismo sulla questione senza dire di chi fossero e c’è stato che li ha attribuite Oriana Fallaci, chi a Carlo Marx, e così via. È la conferma che si tratta di considerazioni molto attuali».

L’intento dell’autore è far conoscere, non di dare lezioni sul tema: «È un libro al di fuori delle polemiche e delle politiche sul tema dei rapporti con l’Islam. Dico solo, e questa è l’unica opinione che esprimo, che il modo giusto per affrontare il tema non è esportare con le armi la democrazia nei Paesi islamici, che non sono assolutamente democratici, tutti, a partire dalla dall’Arabia Saudita, ma aiutare aiutare gli studiosi islamici – ce ne sono tanti nelle università di quei Paesi - ad approfondire l’argomento e rimanere con la mente aperta e critica: al mondo islamico è mancato l’Illuminismo, la differenza fondamentale è questa».

Secondo Corada, Maometto ha contribuito senza averne l’intenzione a far nascere quella società liberale e democratica che nel corso dei secoli si è affermata in Europa: «Sembra un paradosso, e lo è. Ma il lavoro di Voltaire e compagnia ha favorito la critica in Occidente del sistema in cui potere religioso e temporale coincidono. Era l’epoca anche in Europa dell’assolutismo e il dibattito illuminista sull’Islam ha favorito, senza avere nessuna intenzione, la nascita dell’anelito a quella società liberale poi addirittura democratica che c’è in quell’angolo di mondo che è l’Europa. L’Illuminismo, infatti, è stato uno straordinario movimento di pensiero e di liberazione delle coscienze, propugnatore della più netta separazione fra leggi e istituzioni statali e leggi ed istituzioni religiose».

Come oggi, anche nel secolo dei Lumi le scuole di pensiero erano nettamente contrapposte: Islam come religione naturale, in un certo senso un cristianesimo di serie B, o come religione assolutistica e totalmente da combattere. «La prima, incarnata da Voltaire, secondo cui l’Islam è più vicina alla religione naturale. Voltaire era deista, cioè credeva in Dio, ma non in quello dei cattolici o dei protestanti e quindi l’Islam per lui era più vicino alla religione naturale di quanto non lo fosse il cristianesimo. Anche se poi trascurava l’analisi dell’aspetto politico dell’Islam dispotico. Nell’altra visione, il cui principale esponente è Montesquieu, analizza invece prevalentemente proprio questo secondo punto di vista. Nasce dunque così la definizione, che poi verrà ripresa anche da Carlo Marx, secondo la quale la religione è vista come puntello per tenere in piedi un sistema dispotico in cui ci sono solo sudditi e non cittadini».

«Infine - conclude -, c’è la visione terza di Rousseau, secondo il quale in realtà il fanatismo è importante perché senza non c’è evoluzione del pensiero e dell’azione. Lo dice in maniera paradossale, ma secondo lui i più fanatici di tutti sono stati proprio i maomettani, che hanno conquistato mezzo mondo e ancora oggi ne governano molte parti. Insomma, per dirla in modo estremamente semplificato, secondo lui la religione e la politica insieme danno quell’entusiasmo che potrebbe anche essere definito fanatismo: molto meglio ciò della calma piatta, asseriva Rousseau».

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