L'ANALISI
18 Luglio 2023 - 05:20
Sono passati 100 anni dalla nascita di Lorenzo Carlo Domenico Milani e non esiste più il mondo, sociale e culturale, che aveva posto domande a un prete (intellettuale di origine borghese, ma anche visionario, provocatorio, determinato e forse narcisista) e alle quali egli aveva cercato risposte. Rimangono, semmai, molti interrogativi sui temi che don Milani ha calamitato con il suo agire a Barbiana e con la pubblicazione, nel 1967, di ‘Lettere a una professoressa’: che cos’è poi la scuola, l’istruire, il ruolo dell’insegnante; come si seleziona: bocciare molto, promuovere tutti; come si forma il carisma di un docente nei macrosistemi istituzionali e come si gestiscono gli adolescenti.
Sono questioni riemergenti, delle quali si discute mentre la società muta e con essa il suo materiale umano, siano gli studenti, le famiglie, gli insegnanti stessi. C’è un aspetto, però, sul quale si può riflettere: nel mondo di don Milani e anche nel nostro, l’io e il noi contrastano, cioè l’interesse personale e quello collettivo, anche se provano a coesistere (in fin dei conti questa è la democrazia).
Don Milani si schiera per rafforzare il noi: la sua scuola è l’educazione alla comunità, alla collaborazione, oggi diremmo alla rete di relazioni inclusive. E in un processo pluridecennale, l’intera società è entrata in un ciclo in cui prevale l’io contro il noi: l’equilibrio si è rotto.
E' accaduto intensificando il tempo lavorativo, velocizzando ogni aspetto dell’esistere, togliendo cura alle relazioni, offrendo come socializzazione una Rete artificiale di grandi solitudini. Una società energivora, non solo di fonti fossili ma anche di risorse umane, assottiglia la capacità individuale di mantenere la qualità dell’insieme delle relazioni: ne sta soffrendo la struttura familiare, l’educazione dei giovani. La scuola. Quando ho iniziato la mia professione di insegnante, in un istituto di Mestre, ho trovato corsi sperimentali dove la didattica, la pedagogia, i sistemi valutativi e le relazioni tra le varie componenti scolastiche, erano improntati allo sforzo di fare della scuola un luogo di crescita, di allenamento alla vita, di compenetrazione tra generazioni (le sperimentazioni sono poi state assorbite dal Ministero e l’esperienza è sfumata). Gli studenti si firmavano le giustificazioni e non avevamo moria di assenze. I consigli di classe erano partecipatissimi. I genitori non erano in antagonismo con i docenti.
C’è stato un senso del noi, quello che stava a cuore a don Milani e a tutti gli educatori non solo per professione, ma per convinzione. Oggi gli attriti tra genitori e istituzioni scolastiche sono frequenti, la difesa a oltranza dei propri figli dilagante, il disagio adolescenziale serpeggia in ogni classe e istituto.
Sono causati dal ‘donmilanismo’? Oppure la scuola sta facendo i conti con la prevalenza dell’io? Come l’intera società del resto: conflitto, non collaborazione. Don Milani piaceva a Pasolini. Non piace a quegli intellettuali che imputano al ‘donmilanismo’ di aver contribuito a una scuola che non insegna più nozioni.
I detrattori della scuola pubblica, inorriditi dai casi di bullismo, di impallinamento dei docenti, dai contrasti tra genitori e professori, non mancano di elencare dei responsabili. In funzione della dose di Prostamol dell’esperto di turno si risale all’indietro, alla scuola del sessantotto e poi del tutti promossi, degli attuali esami di maturità come ‘centifici’, e così dicendo. La stessa scientificità del dire che le generazioni sono modellate dai cartoni animati giapponesi o dal guardare la televisione durante la cena o dall’andare in pizzeria con tutta la famiglia che si isola ciascuno con il proprio cellulare.
Dietro a questo c’è l’idea che la scuola non sia connessa a nulla. Come se in una società dove le regole, da quelle stradali a quelli fiscali, sono irrise da numeri consistenti di cittadini, spettasse alla scuola essere rispettosa o severa o selettiva. Come se la scuola dovesse da sola salvare l’italico destino, proprio quella struttura per cui non si investe mai a sufficienza: siamo tra i peggiori d’Europa. Lo studente dovrebbe rispettare le regole circondato dall’evasione fiscale, dai tramacci per il bonus 110, dal lavoro nero, dalle soste su righe, linee e punti, in doppia e tripla fila, persino sui posti per disabili. E il docente, mai adeguatamente formato sul piano della relazione, dovrebbe saper gestire classi sempre più numerose, composte da un’adolescenza a cui abbiamo tolto la visione del futuro.
Si provi a chiedere agli adolescenti la descrizione dei loro orizzonti: molti vivono come una generazione che bordeggia l’abisso. Un mondo vecchio ha, abilmente, reso i giovani dei ‘diluiti’: senza luoghi di socialità civile e culturale, senza forza oppositiva, costantemente sottovalutati. È forse strano che la diluzione collettiva si trasformi, per compensazione individuale, in forme di rabbia, aggressività, provocazione, disillusione? Qui e subito, un istante, nessuna visione, niente futuro: una stupidaggine a scuola, oppure una rissa, una sbronza, uno schianto.
Al vuoto sociale si risponde con il vuoto individuale ed è il caos. Una scuola che si arrenda al trionfo dell’io può avere come orizzonte valoriale solo una meritocrazia concorrenziale, educando i giovani a formarsi e a crescere non perché sono obiettivi personali e sociali (io e noi) ma perché intascano 100 euro a fine anno, come fa già qualche sventurato istituto.
Don Milani, oggi, sarebbe uno sconfitto e, guardandoci attorno, forse ricordarne gli sforzi è fondamentale. Perché ci dice che un Pil che aumenta è solo l’io che lievita, ma la cura, la densità dell’attenzione per gli altri, rappresenta quel noi che ci salverebbe e che non comprenderlo, non comprenderlo per tempo, non farà sorgere arcobaleni.
Mediagallery
MOBILITATI PER LA PALESTINA
TRA CASALMAGGIORE E COLORNO. IL VIDEO
Prossimi EventiScopri tutti gli eventi
Tipologia
Data di inizio 6 settembre 2025 - 16:30
29ª edizione della rassegna “L’Età della Saggezza” della Fondazione Benefattori Cremaschi
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris