L'ANALISI
26 Luglio 2023 - 05:20
L'aereo abbattuto
SORESINA - Luca Merli, archeaviatore soresinese, ha fatto un gran colpo. Dopo 78 anni ha restituito alla nipote di un pilota americano (imparentato col Presidente degli Stati Uniti) i pezzi del suo aereo abbattuto durante la Seconda Guerra mondiale. Il ricercatore: «La mia esperienza di vita nelle strumentazioni di volo, poi la passione coltivata con gli amici. Resta un hobby, anche se ci conoscono in tutto il mondo. Con la Toscana saldo un debito. Ha accolto i miei familiari che scappavano dalla guerra».
Nei giorni scorsi l’avvocato Giulio Verrecchia ha incontrato Debby Orrick Howland, accompagnata nel suo viaggio dagli Usa all’Italia da due nipoti. Mrs. Howland è la nipote di un pilota dell’Usaaf, l’aeronautica militare a Stelle e strisce, abbattuto in Garfagnana l’8 febbraio 1945 e giustiziato in circostanze poco chiare dopo la sua cattura dalla Repubblica di Salò. Unico caso. Forse perché l’aviatore era imparentato Verrecchia, che ha condotto un’approfondita analisi della documentazione esistente sul ‘caso Lyth’, questo il cognome dell’aviatore, ha ricostruito la vicenda sul piano legale ma a trovare i resti dell’aereo sono stati gli archeoaviatori dell’Air Crash Po. La squadra, che comprende Matteo Annoni e Diego Vezzoli, guidata dal soresinese Luca Merli.
Arrampicandosi sulle colline della Garagnana, guidati da Francesco Pioli, merli e l’Air Crash hanno individuato dopo accurate e faticose ricerche il punto di impatto al suolo dell’aereo, un cacciabombardiere ‘Republic P-47D Thunderbolt’. La dinamica ricostruita 78 anni dopo: siamo in provincia di Lucca, in Toscana, Alfred R. Lyth, del ‘66th FS / 57th FG’, a bordo del ‘P-47D 42-29307’, fu costretto a lanciarsi con il paracadute dopo che il suo aereo era stato investito dall'esplosione provocata da un treno carico di munizioni nei pressi di Castelnuovo Garfagnana, obiettivo della missione.
Mentre cabrava (cioè alzava il muso dell’aereo), dopo aver sganciato le bombe, il suo caposezione, Mosites, notò lingue di fuoco uscire dal turbocompressore dell'aereo di Lyth. Gli ordinò di dirigersi verso Sud. Immediatamente dopo, Lyth rovesciò il proprio aereo e si lanciò, da circa 4000 piedi. Il vento portò il paracadute del pilota americano ad atterrare mezzo miglio a Ovest di Castelnuovo; in quel momento un aereo leggero da osservazione L5, fu notato dirigersi verso il punto in cui Lyth era atterrato.
La storia scoperta dall’Air Crash e da Merli, con l’aiuto di testimoni e ricercatori locali, sfortunatamente non ha un lieto fine: aiutato a scendere dal pioppo su cui era rimasto impigliato da due membri della famiglia Pioli (padre e figlio) che abitavano nei pressi, Lyth viene fatto prigioniero da militari della Divisione ‘San Marco’ e subito maltrattato; poi consegnato alla gendarmeria della Divisione Monterosa e condotto a Camporgiano. Qui, in circostanze non chiare, viene ucciso con una fucilata alla schiena. La nipote, sostanzialmente, questa tragica ed eroica storia, non fosse per il soresinese e i compagni di avventura, e di ricerca, non l’avrebbe mai conosciuta. E invece l’ha toccata con mano. L’Air Crash e Merli, infatti, le hanno consegnato in una busta i resti dell’aereo.
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