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LA STORIA RITROVATA

La casa nascosta nel bosco: fu crocevia di spie alleate

A Cizzolo di Viadana Virginia e Angelo Poletti aspettavano gli aviolanci e ospitavano partigiani e anglo-americani. I ricordi del figlio e nipote Carlo Negrini trovano conferma nelle ricerche effettuate dallo storico Carlo Benfatti

Nicola Barili

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redazione@laprovinciacr.it

13 Luglio 2023 - 05:25

La casa nascosta nel bosco: fu crocevia di spie alleate

Il bosco esterno che nasconde la casa

VIADANA - C’è una casa nel bosco, a pochi metri dalle rive del Po, che nasconde un segreto a lungo custodito e che ora torna dal passato per ricordarci, a distanza di tanti anni, storie di persone comuni che rischiarono tutto, anche la vita, per aiutare l’Italia a liberarsi dal giogo nazifascista.

Siamo a Cizzolo, piccola frazione di Viadana adagiata contro l’argine maestro del Grande Fiume, e l’abitazione di cui vi stiamo parlando si chiama Casa Poletti, dal cognome della famiglia che l’abitò a lungo prima e dopo l’ultimo conflitto mondiale.

Dalla sommità dell’argine non si vede, sembra persino che non esista, perché è completamente nascosta da un folto boschetto, una caratteristica che ne fece il luogo ideale per trasformarla in una base dove tra l'autunno del 1943 e il novembre 1944 vennero organizzati gli aviolanci degli Alleati, in quei mesi stanziati a Bari.

aviolanci

«Questa casa è ricca di memoria», dice Paola Longari, presidente dell’Anpi viadanese, che nei giorni scorsi ha organizzato a Cizzolo l’emozionante incontro tra Carlo Negrini, che a Casa Poletti nacque nel 1948, e lo storico Carlo Benfatti, esperto della Resistenza in terra mantovana e autore di numerosi libri sull’argomento. Negrini, nato dopo la seconda guerra mondiale, non ha vissuto direttamente quelle drammatiche esperienze ma le ha sentite raccontare dalla madre Virginia Poletti e dallo zio Angelo, che nella Resistenza aveva il nome di battaglia di ‘Pino’. E nell’incontro con Benfatti, mettendo a confronto ricordi e studi storici, ecco tornare dal passato una vicenda che per tanti decenni è stata custodita solo dalla memoria di chi l’ha vissuta.

trio

Paola Longari, Carlo Negrini e Carlo Benfatti

«La golena boscosa del Po, nei pressi di Cizzolo, fu testimoni dei lanci da parte alleata di uomini e materiali per sostenere la lotta partigiana», spiega Longari, riportando la testimonianza di Negrini. «Il gruppo partigiano aveva preparato tra i pioppeti un’area priva di vegetazione che era visibile soltanto dall’alto, ma non dal vicino argine maestro, che gli aerei alleati potevano prendere come punto di riferimento per i lanci con il paracadute».

Ma c’era anche bisogno di un luogo sicuro, lontano da occhi indiscreti, per organizzare tutte le operazioni. Ecco che nella nostra storia appare Casa Poletti, ben nascosta dagli alberi, impenetrabile (almeno per un po’, come vedremo nel seguito del racconto) alla vista di fascisti e nazisti.

«Quando gli Alleati decidevano di effettuare i lanci nella zona di Cizzolo, i partigiani locali venivano avvisati grazie a un apparecchio radiotrasmittente in modo che sapessero l’ora esatta del passaggio degli aerei», continua Longari.

A quel punto i velivoli lanciavano uomini e materiale nella radura in golena e ai partigiani spettava il compito di recuperare tutto nel modo più rapido e senza lasciare tracce.

Ma chi erano gli uomini paracadutati? Erano agenti del servizio segreto militare alleato, spesso e volentieri anche italiani che operavano al comando di inglesi e americani, come per esempio Emilio Clementel, uno di coloro che passarono da Casa Poletti.

A questo punto i racconti che la madre Virginia rievocava al figlio Carlo si intrecciano con le storie conosciute e studiate da Benfatti, che ha curato il libro di Clementel ‘I prigionieri di Villa Gobio: memorie di un agente italiano al servizio dell'intelligence inglese, 1943-1945’ (Sometti), nel quale l’agente segreto racconta le sue avventure e disavventure.

A collegare il tutto c’è proprio Casa Poletti. «Dopo il recupero da parte dei partigiani del materiale lanciato dagli aerei alleati, gli agenti che si erano paracadutati sostavano nell’abitazione di Angelo e della sorella Virginia, che li aiutavano a traghettare sull’altra sponda del fiume verso Suzzara e Luzzara».

Ma le attività notturne nella golena insospettirono qualcuno, o forse ci fu un tradimento: la base della resistenza nascosta nel bosco venne scoperta e solo una fuga rocambolesca permise ad Angelo e Virginia di evitare l’arresto da parte dei nazifascisti.

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