L'ANALISI
28 Settembre 2025 - 14:46
CREMONA - A parole, sembrava che giocare la partita fra Como e Cremonese fosse perfino superfluo. Sì, grigiorossi avanti di un punto perché si è appena cominciato a giocare. Ma vuoi mettere, Nico Paz e i suoi gabbiani rapaci contro una squadretta dalla vocazione difensiva? Vuoi mettere la provinciale che vuole farsi regina del campionato, contro un’avversaria che se sogna si limita a sognare la salvezza?
Insomma, alle tre del pomeriggio quando si è incominciato a giocare sembrava proprio che l’imbattibilità grigiorossa avesse i minuti contati.
E dopo mezzoretta peraltro poco significativa il gol è arrivato, naturalmente griffato Nico Paz, un ragazzo che sembra toccare ogni pallone per miracol mostrare.
In realtà fare gol così sarebbe stato facile anche per piedi meno nobili, dato che Terracciano aveva permesso a Jesus Rodriguez un cross troppo comodo per l’altrettanto comodo appoggio di Nico.
E allora figurati, sembrava che Silvestri, al debutto alla guardia della porta grigiorossa, fosse destinato a passare l’oretta che rimaneva a fare da bersaglio ai talentuosi ragazzi di Fabregas.
Invece, guarda un po’, da lì all’intervallo l’unica vera palla da gol l’ha avuta Baschirotto che non ha chiuso a dovere il diagonale.
E poi la Cremo è cresciuta, anche grazie al fatto di non dover più fare i conti con il forte vento contrario del primo tempo; allo scrupolo difensivo si è incominciato a unire la capacità di intrattenere rapporti meno conflittuali con il pallone.
Silvestri ha dovuto fare gli straordinari solo su una sventola dal limite del solito Nico Paz.
E quando è entrato Vazquez, è uscito il golletto del pareggio. Cross telecomandato di Franco dalla bandierina, zuccatina ben indirizzata di Baschiroccia, e tutto da rifare per il Como.
Il quale però si rimette a macinare un gioco un po’ pretenzioso, e inconcludente. La Cremo adesso governa la partita con serenità.
A maggior ragione quando Jesus Rodriguez, tradito dai nervi scoperti tipici di chi trova difficoltà impreviste, dà un calcetto a Terracciano e lascia i compagni in dieci.
La Cremo resiste alla tentazione di cercare con piena convinzione quella che sarebbe stata la quarta vittoria consecutiva allo stadio che un buontempone che conosco ha ribattezzato Zinigaglia.
Così la presunta partita di calcio champagne promessa, a parole, dalla squadra di Fabregas, finisce per essere la partita tisana che Nicola aveva in mente fin dall’inizio.
E chissà come sarebbe finita, se Pezzella e Floriani nei loro tiri avessero abbinato la precisione alla potenza.
La Cremo esce dalla spinosa trasferta comasca ancora imbattuta.
Certo, anche stavolta si è tirato in porta poco e non bene, Butez è stato impegnato solo da Bonazzoli all’inizio con una smaniosa parabola da metà campo.
Però c’è piena conferma sul piano caratteriale e organizzativo.
Nicola lascia volentieri la parola agli altri. Lui intanto costruisce una Cremo concreta, per adesso fin troppo spartana.
Ma chissà che Vazquez trovi prima o poi qualche compagno in grado di aiutarlo ad alzare il livello qualitativo.
Da parte sua, Fabregas finirà di sicuro per far crescere i suoi talenti. Soprattutto se gli saprà dare un po’ di umiltà.
Ma queste non son altro che parole. I fatti sono che la Cremo ha una classifica che in serie A non ha mai avuto, e deve ancora trovare quella capace di metterla sotto; magari c’è da aspettare solo fino a sabato quando si torna a San Siro, ma chissà.
Di sicuro è una squadra che non ha paura di nessuno, figurati di chi è convinto che le partite si vincono a parole.
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