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‘Il figlio del mago’, la scia di sangue senza colpevoli

Sandrone Dazieri riapre il caso delle molte ‘morti collaterali’ del mostro di Firenze. Un 15enne indaga sull’omicidio del padre e scopre l’inimmaginabile

Paolo Gualandris

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pgualandris@laprovinciacr.it

21 Giugno 2023 - 05:25

CREMONA - Esordisce con un «viva Cremona» Sandrone Dazieri, che nel suo nuovo libro, ‘Il figlio del mago’ - molto più ‘ristretto’ dei suoi lavori precedenti, ma non per questo meno efficace - ci porta nella provincia Toscana degli anni Novanta del secolo scorso, in un territorio ancora scosso dai delitti del ‘mostro di Firenze’ e dei suoi compagni di merende, come erano chiamati i due condannati Mario Vanni e Giancarlo Lotti. Un assassino (o gruppo di assassini, chi lo sa?) seriale al quale sono stati imputati otto duplici omicidi, a contorno dei quali, però, è stato fatto scorrere il sangue di molte altre persone senza che si arrivasse a trovare un colpevole. Dazieri ne parla con Paolo Gualandris nella videointervista per la rubrica ‘Tre minuti un libro’ in rete da oggi sul sito www.laprovinciacr.it.

Dazieri è scrittore cremonese che ha bisogno di pochissime presentazioni, in passato responsabile dei Gialli Mondadori e autore delle saghe del Gorilla e di Dante Torre e Colomba Caselli, oltre che sceneggiatore di una lunga teoria di film per il cinema e di serial per la tv. Sempre a sfondo noir. Con ‘Il figlio del Mago si viene catapultati nel 1993. «Prima di oggi - spiega-, non ho mai voluto costruire una storia che partisse da qualcosa di vero per rispetto delle vittime e per la difficoltà di avere le notizie certe. Sono però venuto in contatto con una storia molto interessante. Pietro Pacciani è stato arrestato all’inizio, non in quanto mostro di Firenze ma perché denunciato dalle figlie che stuprava. Mentre era in carcere sono stato uccise sette persone, cinque delle quali avevano in comune la caratteristica di essere connesse tra di loro e con lo stesso Pacciani».

Persone che vivevano ai margini della società. Una coppia di sardi, uno dei quali accusato di essere il mostro e poi assolto, viene trovata uccisa. Uccisi male, cioè incaprettati e bruciati vivi dentro la loro auto. Dopo venti giorni l’amante di uno dei due è stata trovata uccisa e bruciata, sempre nella nella sua macchina, insieme al figlio di tre anni; il figlio maggiorenne di uno dei primi due morti stava con una prostituta, anch’essa uccisa e bruciata. «Io mi dico: ok, non credo i complotti, ma lì c’è qualcosa che non torna».

Pietro Pacciani

Questo fiume di sangue può essere stata una coincidenza, ma l’anima del giallista non si fa bastare la spiegazione più semplice e si chiede: «Se fosse una storia vera, se ci fosse davvero l’altro livello sopra il mostro di Firenze? Un livello di cui hanno parlato persone che hanno indagato spiegando che sì, Pacciani uccideva la gente, ma non da solo e lo faceva per una setta, in un quadro di messe nere e orge, di un gruppo di guardoni. Quindi ho costruito dei personaggi di fantasia che ricordano queste persone per mostrare il clima che si respirava in una zona in cui il mostro aveva imperversato per 15 anni».

Ne è uscito un romanzo di formazione che ha per protagonista Antonio, un quindicenne «che potrei essere io. Come sempre nei romanzi metto dentro un po’ di me stesso. Tutto lo segna e lo ferisce, tutto per lui è importante». Antonio, che ha appena ottenuto la licenza media, deve crescere tutto d’un colpo quando viene ritrovato il cadavere del padre nel suo camper incendiato. Lo chiamavano il mago, per via dei giochi di prestigio e degli oroscopi, ma chissà che non nascondesse più di un segreto. Il ragazzo si mette alla ricerca della verità. Tra le macerie del camper trova un mazzo di rose rosse, che pare una firma. Una a una, crollano le sue certezze di ragazzo: entra in una spirale di perversione e misteri che mieterà altre vittime.

Il padre, lavorava nel luna park viaggiante e Antonio è un mezzo figlio di giostraio perché per un po’ è stato col padre, poi la madre ha detto stop: devi andare a scuola, vieni con me e si sono sistemati in città. Quindi lui è figlio di due mondi, nessuno dei due davvero suo. Non ha mai avuto una ragazza, la troverà in corso d’opera. «Ho voluto raccontare l'indagine dal suo punto di vista e dare una possibile spiegazione di quello che è accaduto», spiega Dazieri. Il ragazzo scopre un mondo attorno a Pacciani che non conosceva, non aveva neppure lontanamente immaginato che potesse esistere. «E questa cosa lo spaventa ma continua ad andare avanti fino a quando troverà la sua risposta, che non è quella che cercava».

Diciamo che c’è una sorpresa finale che in qualche modo mette in discussione anche il ruolo dello Stato: «Sì, io lo metto sempre in discussione. Non credo che tutta l’Italia sia corrotta, che lo siano tutti i poliziotti. Però rimane il fatto che se sei povero morirai povero al 99%, Perché così funziona la scala sociale da noi. Uno muore dentro una roulotte e si dice, beh è un circense, che cosa vuoi che facciamo, mica possiamo chiamare l’Fbi?».

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