L'ANALISI
26 Aprile 2016 - 14:00
Cremona - Spazio Bertoldi Arte
Fino all'8 maggio 2016
CREMONA — Abbandona re tutte le cose, le apparenze umane, «nulla si antepone all’Amore di Cristo», è il senso più profondo che affiora chiarissimo dalla mostra ‘Il Visibile dell ’Invisibile ’, fruibile a Cremona, presso lo spazio Bertoldi Arte, fino all’8 maggio. La mostra, concepita come un dialogo colloquio con Dio, sublima in una rarefatta dimensione figurativa, interpretata, in modo sotteso, da due artisti cremonesi, Graziano Bertoldi e Paola Moglia. Gli artisti, utilizzando differenti tecniche esecutive, hanno voluto coniugare nel medesimo spazio l’umiltà di porsi di fronte al divino alla ricerca della pura testimonianza ideativa nell’anno giubilare della Misericordia. Graziano Bertoldi interpreta la passione di Cristo con un’inedita figurazione utilizzando materiali inconsueti ed essenziali, oltre la minuziosa mimesi, con immagini segmentate, destrutturate e volutamente frammentate da inattesi lacerti e cadute di cromie, richiamandosi esplicitamente alla consunzione della materia virata verso alti significati del vivere e dell’esistere. Le forme ora sono plastiche e corporee, per divenire monumentali, ora sono acquose e vaporose, quasi a crogiolarsi in una rarefatta e irrevocabile inconsistenza. Fra i vari dipinti dell’artista, presenti all'evento, di notevole spessore esecutivo appare, in modo emblematico e fortemente simbolico, un’inedita visione della Crocifissione di Cristo. Forme magmatiche quasi plastiche irrompono sul supporto illuminando il substrato tramite una luce senza tempo, meditata, allegorica, totale, ultraterrena. Graziano Bertoldi, interpreta sapientemente questa luce, la accoglie nel suo immaginario artistico, la guida con assoluta riverenza in una dimensione fenomenica, strutturata tra armoniche masse corporee ed equilibrate distanze tra i volumi, ponendo al centro della narrazione percettiva il Corpo di Cristo, per amplificare senza alcun limite il senso di unicità che la Croce ha nei confronti della storia dell’uomo. Il Corpo del Salvatore ci appare come drammaticamente integrato nel legno della Croce, tra marcate colature di colore e un’inedita informalità dello sfondo, mentre il tempo, lo spazio, la materia attorno, privati del loro significato, si trasfigurano in nuove entità di forma, colore, idealità.
Paola Moglia interpreta l’immagine di Cristo tramite una sapiente e raffinata informalità unita a una ricercata integrazione tra forma e colore, dove la luce, acuta e sensibile libera la materia dal substrato utilizzando sfilacciature gessose e increspate corposità. Le affascinanti e suadenti sovrapposizioni tonali dell’artista tendono a uscire dagli spazi consueti per affidarsi ai flussi dinamici della materia, generando inedite tensioni, di sacra, infinita vibrazione. Ogni gesto segnico evoca una parola che diviene immagine e spazio sospeso nella pura visione di Cristo. Nel ‘Silenzio della Luce’ ecco le braccia aperte del Redentore, il sangue della Passione che irrora la terra e sublima nell’immacolato biancore della Resurrezione. Le forme di Paola Moglia si fanno portavoce di un’irrequietezza tensiva strutturata in modo aperto e fluido dove la traccia del segno assume un carattere mistico di pura rivelazione veicolata verso sicure e collaudate iridescenze tonali.
Una pregnante plasticità della materia evoca una ricercata stesura monocromatica interrotta da vampate di colore rosso, giallo, arancio, che accentuano la tridimensionalità esecutiva con incandescenti ed inquiete sinusoidi di colore. Il dolore esperenziale diviene ‘Sofferenza della terra’ e sublime contemplazione di un ‘locus amoenus’, edenico giardino celeste, dove immaginari fiori dell’anima assumono sottese e sintetiche cromie, simbolo e riflesso di ‘Luce’ infinita oltre le tenebre.
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