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BASKET: PICK AND ROLL

La nuova Vanoli è per tutti, avvio troppo morbido per la Juvi

L’arrivo di coach Brotto in panchina non rivoluziona lo scenario ma cambia subito l’atteggiamento, adesso è coinvolto il roster al completo e la vittoria di Trento è la pietra angolare da cui ripartire. Contro Rimini la Ferraroni riesce a reagire nel terzo quarto, ma ‘senza’ Brown è dura...

Daniele Duchi

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redazione@laprovinciacr.it

07 Gennaio 2025 - 05:25

La nuova Vanoli è per tutti, avvio troppo morbido per la Juvi

L’abbraccio tra Nikolic e Brotto e Polanco contro Marini

CREMONA - Chiamatela fortunata, inaspettata, incredibile. Il termine giusto però è fortemente voluta, una vittoria che la Vanoli inseguiva a tutti i costi, pur nella consapevolezza di dover scalare una delle montagne più difficili, in casa della capolista Trento, di una formazione costruita con grande oculatezza per affrontare il doppio impegno campionato italiano e coppa europea.

Dopo una settimana nella quale la società ha avuto il merito di scoperchiare il vaso di Pandora e di far fuoriuscire tutti i mali che stavano attanagliando la squadra, era inevitabile che Trevor Lacey e compagni dovessero accusare un contraccolpo psicologico; non a caso l’avvio del match contro gli ex Paolo Galbiati e Andrea Pecchia è stato in salita, toccando persino il ventello di disavanzo a metà del secondo quarto.

A questo punto le soluzioni erano due: andare avanti nello sfacelo totale oppure provare a dimostrare che la Vanoli non è formata da giocatori inadatti per la categoria o addirittura menefreghisti (termini che sono circolati spesso sui social nelle scorse settimane). Credo di aver visto raramente, in tanti anni di pallacanestro, una reazione di questo genere. Gigi Brotto, non un nome qualsiasi nella lunga storia prima della Triboldi Soresina partita dal PalaStadio poi diventata Vanoli Cremona per approdare al PalaRadi, ha il merito – grazie alla grande esperienza acquisita prima da giocatore e quindi da allenatore – di aver saputo toccare le corde giuste dei suoi ragazzi che, minuto dopo minuto, hanno iniziato a recuperare lo svantaggio riducendolo sempre più, fino al sorpasso nella fase determinante dell’ultima frazione di gioco.

E, guarda caso, la Vanoli di Gigi Brotto ha saputo vincere una gara che si è decisa al fotofinish. Lo ha riconosciuto anche il nuovo allenatore, la strada del club biancoblù prosegue sulla scia di quanto iniziato dal precedente allenatore Demis Cavina, tranne apportare alcuni diversi accorgimenti tattici e, permettetemi, anche una migliore interpretazione della gara. La grave mancanza precedente è stata quella di non riuscire ad amalgamare ed equilibrare il gruppo, non trovare la giusta chimica necessaria per competere a qualsiasi livello, figuriamoci in A.

Brotto ha abbandonato lo schema dei cambi programmati che tanto sono stati criticati e deleteri in precedenza, affidandosi ai suoi giocatori in base a quanto stava proponendo la gara, leggendo la partita, dando spazio a quintetti specifici e lasciando maggiore spazio a chi stava dimostrando di essere maggiormente pronto alla sfida, ma al tempo stesso coinvolgendo il maggior numero di atleti a disposizione. Perché non è più come una volta che in serie A diversi allenatori si affidavano a sette-otto giocatori al massimo; ora la pallacanestro è molto cambiata, si prosegue a ritmi sostenutissimi e proprio per questo bisogna poter contare sul maggior numero di giocatori che riescano a dare determinate garanzie. C’è bisogno del supporto di tutti, americani e italiani, esperti e meno esperti; si deve crescere come gruppo, perché solo di squadra si possono superare le difficoltà e venire a capo di situazioni intricate. L’importante è crederci, sempre.

Ora, aver vinto – del tutto meritatamente – a Trento, non è che si siano spazzate via magicamente tutte le difficoltà incontrate sin qui in campionato. Bisogna continuare a crescere, limare alcune ingenuità e Gigi Brotto ne è consapevole, sa dove mettere mano. Certo la vittoria è stata fondamentale innanzitutto per il morale della squadra, poi perché ha risposto ai successi di alcune dirette avversarie come Napoli o Varese, mantenendo apertissima la bassa classifica almeno per quanto riguarda (al momento) le ultime cinque posizioni. Domenica al PalaRadi (ore 16.30) arriverà l’Umana Reyer Venezia, attualmente a quota 12 in graduatoria pur potendo contare su un roster di alto livello e reduce dal successo casalingo nei confronti di Trapani; un’altra sfida impossibile sulla carta, conteranno però il tasso di combattività e cuore con i quali scenderà sul parquet la ‘nuova’ Vanoli.

JUVI FERRARONI

Un film già visto diverse altre volte, trito e ritrito. Al cospetto della capolista RivieraBanca Rimini (15 successi su 19 incontri disputati e miglior attacco del campionato di serie A2, giusto per inquadrarne il valore assoluto), la JuVi Ferraroni – reduce dal fantastico blitz sul campo di Avellino – non è riuscita ad iniziare la sfida limitando la forza tecnica e atletica, anzi venendo sovrastata dagli avversari soprattutto a livello di costruzione del gioco e nella lotta sotto i tabelloni, dove Alessandro Morgillo prima e Simone Barbante poi non sono riusciti a limitare adeguatamente lo strapotere fisico del lungo riminese Gora Camara (214 centimetri).

Anche la sfida in cabina di regia ha visto spesso arrancare i creatori di gioco orogranata Gianmarco Bertetti e Federico Massone (spesso confusionari contro l’arcigna difesa romagnola), mentre un poco meglio sono andate le cose quando a portare palla è stato Alfonso Zampogna. Nonostante tutto, nonostante i primi due quarti assolutamente insoddisfacenti, la JuVi Ferraroni è stata capace di costruire un terzo parziale di altissimo livello, sia in difesa sia in attacco, facendo registrare un parziale a favore di 25-15 (passando dal 31-44 dell’intervallo lungo al 56-59 del 30°), grazie alla classe purissima e alla forza travolgente di Eddy Polanco; il quale, nonostante la marcatura riminese maschia e al limite del regolamento – spesso anche oltre – confezionata dal tecnico Sandro Dell’Agnello, ha letteralmente trascinato i compagni di squadra mettendo a segno ben 17 punti dei 25 realizzati dalla squadra.

Quanto di buono fatto nel terzo quarto di gara è stato incredibilmente sprecato immediatamente in avvio di ultimo quarto, quando si è lasciata al play avversario Grande la possibilità colpire dalla lunga distanza e infilare, solo soletto al tiro, due triple di fila che hanno di fatto piegato definitivamente le gambe ai padroni di casa. Non a caso, da quel momento, Rimini ha ripreso in mano saldamente le redini del match e chiuso la pratica.

Purtroppo alla JuVi Ferraroni (e non è la prima volta, specialmente tra le mura amiche) è mancato completamente l’apporto di Isiah Brown, autore di soli 2 punti in 20 minuti di utilizzo da parte di coach Luca Bechi, con la percentuale di 1 su 6 nel tiro dal campo, ma soprattutto mai capace di incidere concretamente sulla sfida, di creare in qualche modo grattacapi alla difesa avversaria. E ‘regalare’ un americano ad una formazione già di per sé fortissima come Rimini - in grado di poter schierare una batteria di guardie di altissimo spessore quali Tomassini, Marini e Robinson – è assolutamente penalizzante.

Oltre che, evidentemente, fa molto pensare la difficoltà di Brown a mantenere uno standard sufficientemente continuativo tale da garantire un contributo importante alla causa juvina. Ma è in generale la JuVi Ferraroni non sempre in grado di riuscire a mantenere un certo livello di tenuta e continuità, considerando soprattutto quello che è l’obiettivo finale rappresentato dalla conferma della categoria, ovvero quello di evitare a fine stagione regolare l’ingresso ai playout cui accederanno le quattro formazioni giunte dal 16° al 19° posto, due delle quali retrocederanno in B nazionale. La strada è ancora lunga e la JuVi Ferraroni ha comunque tutte le possibilità per salire in acque più sicure, ma è importante alzare il livello generale di determinazione e affidabilità.

Tanto è stato difficile l’impegno casalingo contro Rimini, altrettanto lo sarà quello in programma sabato sera (ore 20.30) in trasferta al PalaDozza di Bologna, sull’infuocato campo della Flats Service Fortitudo di coach Attilio Caja, compagine felsinea che domenica scorsa ha fermato la marcia della capolista Apu Old Wild West Udine. L’importante per i ragazzi juvini sarà non farsi intimidire dal clima del caldo tifo fortitudino, non farsi travolgere e giocare la stessa pallacanestro determinata, pungente e concreta vista ad Avellino.

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