L'ANALISI
03 Settembre 2024 - 20:12
Trevor Lacey
CREMONA - «Sono sempre sorridente, ma ho fatto un percorso. Nella mia vita precedente ero spesso arrabbiato e nervoso. Ho lavorato su me stesso». Trevor Lacey è il capitano della Vanoli. La gente è abituata a vederlo sempre allegro e spensierato. Ma dietro questo bellissimo carattere c’è un ragazzo di 32 anni, serio, profondo e impegnato.
Si è abituato al caldo di Cremona?
«Pazzesco. Non ci si può abituare...».
Come sta andando la preparazione?
«È stato bellissimo tornare in un posto che considero casa. Quando si riparte, è sempre un piacere rivedere vecchi amici e conoscere nuovi compagni».
Sarà in versione capitano.
«Per me è un grande onore. So che questo è un ruolo particolare, ma mi piace. Voglio aiutare l’allenatore e anche i miei compagni. Mi trovo in una posizione di mezzo che mi piace. Posso dare una mano, e il fatto che si sia pensato a me per questo ruolo è molto importante».
A fine anno ha fatto un’esperienza in Israele, a Gerusalemme. Come si vive in questo momento di tensione?
«Onestamente, in città non si avvertiva una sensazione di pericolo. Ho vissuto con grande normalità quel periodo. Il mio obiettivo era dare il massimo come giocatore, evitando di mettermi nei guai. È sempre importante avere il massimo rispetto per tutti, al di là delle opinioni personali».
Ma cosa avrebbe fatto Lacey se non fosse stato un giocatore di basket?
«Il mio sogno era quello di fare l’avvocato e difendere le persone in difficoltà».
Lei fa molto per chi ha poche possibilità.
«Sono una persona fortunata e cerco di restituire alla comunità dove sono nato un po’ di gratitudine. Ho una fondazione che aiuta le famiglie con scarse possibilità economiche a curare il cancro. Ho vissuto un’esperienza con mia madre e ci tengo a essere utile, nel mio piccolo».
E una volta smesso?
«Non è detto che il mio futuro sia ancora nel mondo della pallacanestro. Se così fosse, mi piacerebbe allenare».
Negli Usa si avvicinano le elezioni. Trump o Harris?
«Qualsiasi sia il risultato delle elezioni, io darò il massimo per fare il mio dovere di cittadino americano e di cittadino del mondo. L’individuo spesso fa la differenza».
Ci canta una canzone italiana?
«No, non posso. Il mio livello di italiano è troppo basso... Ma ce ne sono alcune che mi piacciono. Non so i titoli, ma quando sento le note le riconosco».
Il suo cantante preferito?
«Drake. Questa era facile...».
Il suo giocatore di basket preferito invece?
«In assoluto LeBron James. Ma mi piacciono molto sia Luka Doncic che Kyrie Irving, che giocano nella stessa squadra. Per questo simpatizzo per Dallas nel campionato Nba».
Dieci assist o venti punti?
«Dieci assist, facile anche questa. Con un assist siamo contenti in due: io che ho passato bene la palla e chi ha realizzato...».
La Vanoli fatica a trovare il canestro per ora.
«Stiamo crescendo. Stiamo pur sempre parlando di precampionato. In più, abbiamo avuto solo una volta la possibilità di giocare con il nostro centro, Owens. Siamo all’inizio. Unire le idee del coach ai movimenti in campo richiede tempo. Lo scorso anno abbiamo perso tutte le amichevoli e poi in campionato abbiamo sorpreso tutti dall’inizio».
Quindi è una tattica quella di perdere in estate...
Trevor ride di gusto: «Potrebbe anche essere».
Che sport le piacciono?
«Il football americano è la mia passione. Seguo sempre le gare. Mi piaceva guardare anche il tennis, ma ultimamente lo seguo meno. Anche il calcio mi piace».
Ma sa le regole del soccer?
«Certo, gioco sempre a Fifa e quindi mi considero un esperto. Non tifo per nessuna squadra, però. So che in Europa il calcio è lo sport più seguito. Mi appassiona».
Ha legato con qualcuno in modo particolare da quando è in Italia?
«Sicuramente con tutti i compagni di squadra. Si crea sempre un bellissimo clima. Con Alessandro Cappelletti si è creato un rapporto speciale. Ci siamo conosciuti ai tempi di Udine e anche adesso ci sentiamo regolarmente».
Chi è l’anima dello spogliatoio?
«Owens, vince facile questa gara... È simpaticissimo, fa scherzi a tutti. Un bellissimo personaggio».
Lei è nato a Huntsville, in Alabama. Perché dovremmo visitarla?
«Ci sono bellissimi panorami, montagne e soprattutto una base della Nasa molto importante. È la vera attrazione della città. Da noi partono i razzi. Dopo Cape Canaveral, la base di Huntsville è quella più importante».
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