L'ANALISI
21 gennaio 1981
21 Gennaio 2021 - 07:00
WASHINGTON, 20. — Ronald Reagan è diventato oggi il quarantesimo Presidente degli Stati Uniti. Ha prestato giuramento alla Costituzione a mezzogiorno esatto durante una solenne cerimonia svoltasi in un clima eccezionalmente tiepido e un bel sole sotto il porticato bianco che adorna la facciata ovest del Campidoglio, sede del Congresso. La grande spianata e i prati che si allungano sotto lo scenografico edificio erano gremiti da una folla valutata intorno alle centomila persone. Venti minuti prima del giuramento era giunta da Teheran la notizia della avvenuta liberazione degli ostaggi americani, dopo quasi 445 giorni di prigionia.
Il tema del primo discorso del nuovo capo dell’esecutivo, pronunciato subito dopo con tono fermo, interrotto solo occasionalmente da cedimenti emotivi nei punti di maggiore carica patriottica, è stato la necessità del rinnovamento nazionale nel quadro di una riscoperta dello spirito creativo dell’individualismo americano. «Il Governo non costituisce la soluzione dei nostri problemi», ha detto Reagan con una frase pregnante, «Perché esso è il problema».
L'ultima amarezza di Carter
NEW YORK, 20. — L’ultima giornata di Jimmy Carter come trentanovesimo presidente degli Stati Uniti è stata amareggiata dalla profonda delusione di non essere riuscito a ottenere la liberazione dei 52 ostaggi americani prima della conclusione del suo unico mandato di capo dell’Esecutivo. Quando un’ora e mezza prima della formale transizione dei poteri Carter ha accolto alla Casa Bianca il suo successore, Ronald Reagan, da Teheran non era ancora giunta la tanto attesa nuova dell’avvenuto rilascio degli ostaggi.
Per tutta la notte, di fatto fino all’alba, così com’era già avvenuto nelle precedenti 24 ore, Carter è rimasto inchiodato nello «studio ovale» della casa bianca per seguire di persona gli sviluppi della situazione e spronare come non mai gli uomini del suo «staff» impegnati nelle difficili trattative con Teheran. È stata una stressante maratona contro l’orologio e contro la adesso chiara intenzione degli iraniani di negargli la soddisfazione di incontrare gli ostaggi in Germania in qualità di presidente.
È finito il dramma degli ostaggi
I 52 cittadini americani sono stati finalmente liberati dopo 444 giorni di prigionia
TEHERAN, 20. — Alle 18,25 di oggi, dopo 444 giorni di prigionia, i 52 ostaggi americani hanno lasciato Teheran, mentre la folla di guardiani della rivoluzione presenti all’aeroporto gridava «Allah akbar» (Dio è grande) e «abbasso l’America», «abbasso Reagan». I 52 americani sono saliti su un unico aereo delle aviolinee algerine accompagnati dall’ambasciatore dell’Algeria in Iran. La partenza è avvenuta esattamente cinque minuti prima del momento in cui a Washington il neo presidente Reagan ha prestato giuramento e con un anticipo di mezz’ora sulla conclusione del mandato presidenziale di Carter.
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