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14 gennaio 2001
BRESCIA — Per la prima volta in Italia, un caso sospetto di «mucca pazza». La scoperta è stata fatta al laboratorio di analisi di Brescia. Si tratta di una vacca pezzata nera nata nel 1994, proveniente da un allevamento di Pontevico, nel Bresciano ai confini con il Cremonese, e arrivata al macello tramite un commerciante cremonese. Il tessuto cerebrale dell’animale è stato trasferito all’Istituto zooprofilattico di Torino per la conferma della diagnosi. Il ministro della Sanità Umberto Veronesi ha dichiarato, in una conferenza stampa, che «non c’è nessun pericolo per il consumatore». «Siamo in attesa di notizie certe, sia sul fatto che sulla storia di questo animale, cioè se è nato in Italia o è stato solo allevato —ha commentato il presidente di Confagricoltura Augusto Bocchini— Ma questo ci conferma la posizione già portata avanti in questi mesi: più controlli, che siano a tappeto».
Non è ancora certo al 100% che il caso sospetto riscontrato sia effettivamente di encefalopatia spongiforme bovina (Bse). Ma visto che il bovino in questione è risultato positivo in tre test su tre, il ministro della Sanità, Umberto Veronesi, e il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, ieri sera hanno preferito comunicare ufficialmente la notizia. «Per evitare allarmismi — ha spiegato Formigoni, assistito dagli assessori Viviana Beccalossi e Carlo Borsani — anche perché la notizia aveva cominciato a filtrare. Dunque era opportuno che ne assumessimo direttamente la responsabilità. Per dire, ahimè, che il caso esiste. Ma anche, però, che non c’è alcun rischio per i consumatori». Per assurdo, ha detto il presidente, è quasi meglio che il caso sia venuto alla luce: «Significa che i controlli funzionano».
Per essere certi che sia effettivamente un caso di Bse si dovrà attendere che il Centro di Referenza Nazionale di Torino esegua test più approfonditi, e possa senza alcun dubbio accertare se si tratta o no di mucca pazza. Visto le cifre in Europa, era statisticamente improbabile che solo l’Italia dovesse rimanere esclusa da questa sindrome trasversale: dall’86 a oggi scoperti 180.500 casi nel Regno Unito, 487 in Irlanda, 233 in Francia, 364 in Svizzera, 7 in Germania e Olanda, 2 in Spagna».
Sarà comunque l’indagine epidemiologica avviata dall’Istituto di Zooprofilassi di Brescia ad accertare come e perché anche in Italia una mucca è impazzita. «Il bovino in questione — ha spiegato il direttore dell’Istituto, Ezio Lodetti — è nato nel 1994 in Italia. Era dunque nell’età critica della malattia. Prima della macellazione i risultati erano stati negativi. Solo dopo la macellazione è risultato positivo ai test». L’indagine epidemiologica avviata dall’istituto dovrà accertare tutto di quel bovino. Cosa ha mangiato, con quali altri animali, da dove provenivano quei mangimi, chi furono i fornitori, eccetera. «L’unica cosa che possiamo dire oggi—ha concluso il tecnico —è che il bovino è stato controllato tre volte, e in tutti e tre i casi i test hanno dato esito positivo».
«Ora dovremo attendere i risultati di Torino — ha commentato a Roma il ministro delle Politiche Agricole, Alfonso Pecoraro Scanio — ma è evidente che è necessario che tutte le procedure di emergenza sanitaria sia impeccabili». Tutti i capi dell’allevamento bresciano saranno abbattuti.
12 Gennaio 2021
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