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29 novembre 1964
L'operazione dei paracadutisti belgi ha consentito di liberare e salvare 2200 ostaggi
I parà già riuniti nella base di Kamina - I morti accertati sono 96 - A Stanleyville si continua a combattere - I capi dei rivoltosi si sono rifugiati nel Sudan
LEOPOLDVILLE, 28. — I paracadutisti belgi che il 24 novembre hanno partecipato alle operazioni militari nel Congo Orientale sono stati trasportati ieri sera nella base militare di Kamina da dove dovrebbero lasciare definitivamente il territorio africano entro le prossime 24 ore.
È stato comunicato che i «paras» impegnati in particolare nelle operazioni di salvataggio dei bianchi che erano tenuti in ostaggio dai guerriglieri a Stanleyville ed a Paulis saranno dapprima trasferiti all’isola di Ascensione e quindi saranno fatti proseguire per Bruxelles.
Alla base militare di Kamina si è recato questa mattina l'ambasciatore americano a Leopoldville Godley, il quale ha trasmesso ai militari belgi i ringraziamenti e le felicitazioni del segretario americano alla difesa per le operazioni compiute a Stanleyville ed a Paulis.
Si conclude così praticamente una missione militare che ha suscitato accesissime polemiche nel mondo. Belgi ed americani sostengono che l'intervento è stato effettuato unicamente per salvare delle vite umane, Ciombe afferma che l'intervento straniero non vi è stato ma solo il Governo congolese ha concesso a reparti militari di accorrere in difesa di persone in pericolo, la grande maggioranza delle Nazioni africane e tutte quelle del blocco comunista denunciano invece «l'operazione paras» come un atto aggressivo perpetrato contro i congolesi per difendere gli interessi degli imperialisti.
Da Kamina il colonnello belga Charles Laurent, dopo il rientro dei paracadutisti, ha telegrafato a Bruxelles il seguente messaggio: «Operazione terminata. Circa 1800 evacuati da Stanleyville e 375 evacuati da Paulis». Sono appunto circa 2200 gli europei ed i bianchi che i paracadutisti sono arrivati in tempo a sottrarre alla furia selvaggia dei ribelli scatenati. Da martedì, contro gli ordini dei loro stessi capi, i ribelli hanno cominciato a massacrare tutti i bianchi che tenevano prigionieri. Il numero preciso delle vittime non si conosce con esattezza: si sa che fino ad ora si è accertata l'uccisione di 96 bianchi, ma purtroppo tale numero è destinato a salire.
Si sa per di più che in talune zone bande di ribelli tengono ancora prigionieri numerosi ostaggi. Nei pressi di Bunia, i seguaci di Gbenye avrebbero ancora in loro mano circa 150 europei, si era progettato un lancio di paracadutisti in tale area che non e però poi stato effettuato. Altri ostaggi sarebbero poi alla merce dei ribelli anche in una località a pochi chilometri di Watsa, 500, chilometri a nord di Bunia. Sulla sorte di tutti costoro si nutre la più viva inquietudine.
Nella zona di Stanleyville continua frattanto l'operazione di rastrellamento dei ribelli da parte dell’Esercito ciombista. Sulla riva sinistra del Congo continuano gli scontri tra i «mercenari» e piccole bande di ribelli rimasle isolate. Da Leopoldville si afferma però che i governanti controllano saldamento la situazione. In sostanza dovrebbe essere questione di ore l'eliminazione dei residui gruppi di guerriglieri.
Radio Leopoldville ha lanciato un appello alla popolazione di Stanleyville affinchè «tutti gettino le armi» in modo che sia possibile di ristabilire completamente l'ordine. L'appello non ha però avuto risultati giacché i ribelli hanno la certezza di non avere in ogni modo speranze di salvarsi la vita.
La notizia che Christophe Gbenye e Gaston Soumiatot sono riusciti a rifugiarsi nel Sudan insieme a Olenga e Mulele è tra l'altro pervenuta anche ai ribelli, i quali credono fermamente che i loro capi torneranno tra breve a guidarli nella resistenza contro Ciombe. Il territorio congolese è enorme e l'Esercito regolare non ha la possibilità di controllarlo per intero per cui non è da escludere che tra breve tempo la guerriglia possa riprendere su basi organizzative.
L'alternativa a tale situazione sarebbe un accordo di compromesso tra i ciombisti ed i lumumbisti ed in questo senso si sta adoperando l’organizzazione per l’Unità africana, ma Ciombe non sembra intenzionato a raccogliere tali indicazioni. «L’intervento dei paracadutisti belgi — ha dichiarato Yomo Kenyatta a Nairobi — ha creato nel Congo una situazione completamente nuova e se Ciombe non verrà a patti, senza secondi fini con le opposizioni, la rivolta armata tornerà a manifestarsi entro un certo periodo di tempo più forte di prima».
28 Novembre 2020
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