Si discute in questi mesi del problema tistemente noto del sovraffollamento delle carceri, la cosa non mi sembra un problema irrisolvibile, anzi molto più facilmente risolvibile di quanto si creda. Se pensiamo a come è strutturato e organizzato un carcere, possiamo tranquillamente paragonarlo come struttura ad un ospedale o ad una caserma. Tutti e tre sono fatti per tenere all’interno chi è dentro e impedire a chi è fuori di entrare (salvo orari di visita, permessi e quant’altro). Tutti hanno: perimetro esterno recintato, ingresso carraio e pedonale sia anteriore che posteriore, ampi cortili interni e giardini e parchi, adattissimi a essere utilizzati per attività ludiche dei carcerati, quali calcio, basket, fitness, oltre naturalmente alla famosa ora d’aria (anzi 8 ore). Inoltre naturalmente: mensa, cucine, lavanderia, magazzini, uffici direzionali e amministrativi, infermeria, aule magne da adibire ad esempio a cinema e teatro, locali per biblioteca, locati per lavori artigianali interni, e addirittura cappella per celebrazione funzioni e culti religiosi. A questo punto se si pensa che proprio di questi giorni è la notizia che si intende chiudere un gran numero di strutture ospedaliere minori, e se si pensa a quante caserme ormai vuote e abbandonate ma ancora in ottimo stato ci siano a tutt’oggi in Italia, basterebbe, a poche di queste strutture, scelte con cura: aggiungere inferriate alle finestre, qualche arredo più moderno. I corridoi dei reparti e quelli delle caserme sono uguali ai bracci dei penitenziari, quindi dotandole di inferriate e cancelli e portoni d’ingresso, lo sarebbero ancora di più, porte di sicurezza alle stanze, che tra l’altro nelle caserme e negli ospedali sono assai più ampie e spaziose che nelle attuali carceri. Si avrebbero così in tempi ridottissimi carceri pronte all’uso con spesa e investimenti relativamente modesti, e per di più sarebbero strutture più piccole e a misura d’uomo, e più facilmente controllabili, e penso, ad intuito, senza nemmeno dover licenziare o assumere nuovo personale penitenziario. L’alternativa a tutto questo: rimpatrio dei carcerati non cittadini italiani (che rappresentano i 2/3 della popolazione carceraria attuale, quindi teoricamente prima causa del sovraffollamento), indulto, amnistia e naturalmente deperimento progressivo e inesorabile delle strutture citate, che resterebbero vuote e abbandonate. (...) Antonio Sambusseti (Cremona)