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Da martedì 16 giugno il libro di Valli in edicola a 7,80 euro più il prezzo del giornale

Vecchi mestieri con La Provincia

Arrotini, impagliatori e spazzacamini C’erano una volta i vecchi mestieri

Betty Faustinelli

Email:

bfaustinelli@laprovinciadicremona.it

12 Giugno 2015 - 13:52

Vecchi mestieri con La Provincia

CREMONA — Mestieri di una volta, lavori oggi per lo più scomparsi o comunque completamente trasformati. Arrotini, bottai, calzolai, carrettieri, venditori ambulanti, impagliatori: a loro è dedicato il libro C’erano una volta vecchi mestieri di Carlo G. Valli. Il volume, edito da Azzurra Publishing, sarà in vendita a partire da martedì 16 giugno con il giornale «La Provincia» a 7,80 euro più il prezzo del quotidiano. Si consiglia di prenotare il libro in edicola.

Un salto nel passato (molto prossimo) che mette in luce, innanzitutto, una società che dà valore alle cose e che non è ancora consumistica. Gli oggetti che si rompono non si buttano, ma si riparano, è quasi nell’ordine naturale delle cose far ‘stagnare ’ una vecchia pentola, o riparare un ombrello, fasciare una botte che perde, far fare il filo a un coltello. E le merci duravano, non era stata ancora inventata ‘la rottura programmata’ di cui si favoleggia, che prevede che l’oggetto debba rompersi entro un certo periodo. E al tempo dei Mestieri di strada non si sentiva ancora la frase ormai consuetudine: «osta meno comprarlo che farlo riparare». Valli riesce a ricreare questo mondo da una parte sul filo della memoria, dall’altro utilizzando fonti che raccontano. Che raccontano l’arrivo dell’arrotino che con una sorta di trabiccolo montato sulla bici fa andare la ‘moleta’ che affila lame, forbici e rasoi; raccontano del mestiere ancora più umile e antico dello spazzacamino, un personaggio sempre coperto di fuliggine, al punto da diventare l’uomo nero temuto dai bambini. Altro personaggio strano, lontano, perché di solito arrivava dalle montagne era il seggiolaio, l’‘aggiusta cadrega’ (antichissimo nome longobardo), che costruiva ex novo sedie rozze ma robuste, oppure sistemava quelle sfondate per poche lire. E costavano ancora meno i servigi dell’ombrellaio, che aveva il compito di riparare un oggetto che fino all’800 era considerato di lusso, appannaggio solo di ricchi borghesi e nobili.


Leggendo, vi ritroverete al fianco di arrotini e stagnai, alle prese con vetturini, di nuovo alla porta gli spazzacamini e tanti altri artigiani, figure popolari e molto presenti un tempo ma oggi parte della memoria. Comeunsalto nelpassato.Utile però. Perché mette in luce, e ve la farà ritrovare, una società che dava valore alle cose e che non era ancora consumistica. Che sapeva, e rispettava quel principio, come gli oggetti che si rompono non si buttano, ma si riparano. Così, fra le pagine torneranno tempi in cui era nell’ordine naturale delle cose far ‘st ag na re ’ una vecchia pen- tola o riparare un ombrello, sistemare la suola delle scarpe o fasciare una botte che perdeva, far fare il filo a un coltello. E le merci duravano, non era stata ancora inventata ‘la rottura programmata’ di cui si favoleggia, che prevede che l’oggetto debba rompersi entro un certo periodo. E al tempo dei Mestieri di strada non si sentiva ancora la frase ormai consuetudine «costa meno comprarlo che farlo riparare». Altri tempi.

E li ritroverete. Perché Valli riesce a ricreare quel mondo: da una parte, sul filo della memoria; dall’altra, utilizzando fonti che lo raccontano. Descrivono l’arrivo dell’arrotino che con una sorta di trabiccolo montato sulla bici fa andare la ‘m ol et a’ che affila lame, forbici e rasoi; raccontano del mestiere ancora più umile e antico dello spazzacamino, ripropongono un personaggio sempre coperto di fuliggine, al punto da diventare l’uomo nero temuto dai bambini. Poi ritroverete il seggiolaio, l’‘aggiusta cadrega ’, l’ombrellaio, il carrettiere e l’impagliatore

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