L'ANALISI
12 Giugno 2017 - 14:19
Il commercio non è solo motivo costante di lite tra comune e associazioni di categoria. Il possibile sbarco in città di altri marchi della grande distribuzione, accanto a quelli già presenti, suscita contrasti nella stessa maggioranza. Il centrosinistra si divide sull’ipotesi tutt’altro che remota del cambio di destinazione d’uso dell’ex Feraboli. Il gruppo Maschio Gaspardo, proprietario dell’area prospiciente la tangenziale, intende trasferire l’attività industriale altrove e chiede che quella superficie da produttiva diventi commerciale.
Ciò significa spianare la strada a un nuovo supermercato, forse l’Ikea che aggiungerebbe il nuovo punto di vendita cremonese a quelli già operativi in Emilia e Lombardia. Con una nota pepata diffusa alla stampa, Paolo Carletti, segretario del Psi e consigliere comunale di maggioranza, si schiera contro questa eventualità. La dichiarazione di un autorevole esponente del centrosinistra – Carletti è anche presidente della commissione commercio – è politicamente rilevante, non liquidabile come atto estemporaneo.
Non è la provocazione del rappresentante di un partito minoritario che si dissocia dalla linea seguita dalla coalizione per marcare la sua diversità. Non è nemmeno, almeno così non sembra in questa fase, una sterile manifestazione di autonomia di azione e di pensiero nei confronti del Pd e di Fare futura la città, la lista civica del sindaco.
E’ una presa di posizione che immaginiamo ponderata per le conseguenze che potrebbe avere e significativa perché rappresentativa del sentimento comune.Carletti scrive che sul territorio urbano si contano 65 supermercati che paradossalmente potrebbero ospitare contemporaneamente tutti i cremonesi. Alzi la mano chi non pensa che sia spropositato il numero delle aree commerciali di media e grande dimensione presenti in città.
L’assessore all’Urbanistica Andrea Virgilio non si pronuncia su quest’aspetto ma dice chiaramente che bloccare le nuove licenze significa fare del protezionismo. Il presidente della commissione commercio sostiene invece che nessuno costruisce un supermercato dove e quando vuole, ma solo se e dove l’amministrazione glielo permette. E confida che il comune non permetta la costruzione di nuovi centri di grande distribuzione. Le due posizioni riflettono convinzioni diametralmente opposte.
E’ impossibile la mediazione perché non c’è punto d’incontro. Il guaio, per il centrosinistra, è che la crepa si è aperta su una questione centrale nel dibattito aperto da anni sul futuro del centro storico. La salvaguardia dei negozi è condizione indispensabile e preliminare rispetto a qualsiasi progetto finalizzato a rivitalizzare il cuore della città. Dire che la principale minaccia alla sopravvivenza delle botteghe non sono i supermercati è negare la realtà. C’è un altro punto sul quale l’assessore e il presidente della commissione divergono. Il primo giudica gli insediamenti della grande distribuzione una risorsa perché creano posti di lavoro e perché sono un’opportunità per i consumatori.
L’altro li ritiene invece incompatibili con un serio progetto di rilancio del comparto commerciale cittadino. L’Ipercoop ha inferto il colpo di grazia al centro storico, ma alla lacerazione della rete dei negozi hanno contribuito i supermercati spuntati come funghi su tutto il territorio comunale. La distruzione lenta e progressiva è avvenuta nell’arco di trent’anni e continuerà sino all’annientamento se saranno concesse le licenze pendenti e quelle che verranno richieste lungo in prossimità della Fiera.
Tra l’altro si contano sulle dita di una mano i supermercati che in città producono utili. Impedire, quand'è possibile, nuovi sbarchi avrebbe il duplice effetto positivo di proteggere il commercio di vicinato ed evitare che altre aziende si trovino presto in crisi. La concorrenza innerva l’economia se è libera, non selvaggia. L’amministrazione deve orientare lo sviluppo urbanistico ed economico della città.
Bisogna che il recupero dei contenitori vuoti si collochi nell’ambito di un piano di rilancio del centro. L’amministrazione non può limitarsi a svolgere la funzione notarile del rilascio delle licenze e adottare scriteriate varianti del piano regolatore. I contributi a fondo perduto, gli sgravi fiscali e altre forme di incentivi deliberate a sostegno del settore commerciale e di quello artigianale sono utili solo se accompagnati da misure strutturali.
Bloccare l’avanzata della grande distribuzione è un intervento forse a gamba tesa ma indispensabile e risolutivo.
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