L'ANALISI
07 Novembre 2025 - 08:27
CREMA - Cercare di rompere un cliché duro a morire. “Com’eri vestita?”, la mostra inaugurata ieri nella galleria Arteatro della Fondazione San Domenico, punta ad abbattere il muro della domanda ricorrente posta alle vittime di stupro in ogni contesto: dalle caserme, alle aule di giustizia, ai media riecheggia l’allusione, come se ci fosse un nesso tra come una donna è vestita e il fatto che sia stata abusata. Come se avesse una qualche responsabilità o una colpa.
Si tratta della cosiddetta vittimizzazione secondaria: un concetto emerso per la prima volta a inizio anni ’70 che identifica il fenomeno per cui le vittime di un crimine subiscono una seconda aggressione, non fisica, ma psicologica. Gli autori sono coloro che, non credendo alla versione della donna, la accusano esplicitamente o implicitamente di aver provocato il violentatore.
«La mostra si propone di smantellare questo pregiudizio e sensibilizzare lo sguardo pubblico» – hanno sottolineato ieri nella presentazione la presidente dell’associazione Donne contro la violenza Gianna Bianchetti e la vicepresidente Antonella Bertolotti. Con loro l’assessore al Welfare Anastasie Musumary e Arwen Imperatori, del cda della Fondazione. In sala anche il presidente del San Domenico Guido Giordana.
L’esposizione è composta da una serie di manichini vestiti con riproduzioni di abiti indossati da donne che hanno subito violenza sessuale. L’allestimento era già stato proposto nelle scuole superiori aderenti all’iniziativa. Nei giorni scorsi alcuni dei manichini sono stati ospitati al Galilei di via Matilde di Canossa e al Cr.Forma di via Pombioli.
I vestiti esposti sono accompagnati da brevi suggestioni che le donne hanno voluto condividere, raccontando alcuni elementi della loro esperienza. “Com’eri vestita?” è un progetto statunitense, ideato da Jen Brockman, direttrice del Centro per la prevenzione degli abusi sessuali e per la formazione alla University of Kansas, e da Mary A. Wyandt-Hiebert, responsabile delle iniziative di programmazione presso il Centro di educazione contro gli stupri dello stesso ateneo. Il debutto risale a undici anni fa nella medesima università.
«È ideata da Libere sinergie e come organizzazione sul territorio noi abbiamo trovato gli abiti con cui allestire i manichini» – ha aggiunto Bertolotti. «Abbiamo inserito l’evento all’interno del festival dei diritti – ha commentato l’assessora –: questo lavoro è fondamentale perché purtroppo le violenze non si fermano e in questi anni sono aumentati i codici rossi».
L’esposizione rimarrà a Crema sino a fine mese. La prossima settimana verrà trasferita nelle sale Agello del centro culturale Sant’Agostino. Per il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, sarà alla multisala Portanova. Il 30 novembre la giornata conclusiva si terrà sul sagrato del Duomo.
Sempre il San Domenico, inoltre, ospiterà domani lo spettacolo “Tanto a me non capita”, ideato e realizzato da Annamaria Versienti con la collaborazione di Silvia Cattafesta. La pièce, ironica e divertente, prevista alle 18 con ingresso libero, è una denuncia della violenza psicologica sulle donne.
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