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'Ver Sacrum': la mostra dedicata alla rivista simbolo della Secessione viennese

Inaugura il 18 ottobre 2025 al Museo Civico e aperta fino all’11 gennaio 2026. Esposti i capolavori di Klimt, Schiele, Moser, Mucha

La Provincia Redazione

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17 Ottobre 2025 - 17:29

'Ver Sacrum': la mostra dedicata alla rivista simbolo della Secessione viennese

Heinrich Lefler e Josef Urban, illustrazione per Marienkind, Mainz, Scholz, 1904. Collezione privata, Milano

CREMA - Si è tenuta oggi, venerdì 17 ottobre 2025, al Museo Civico di Crema e del Cremasco, la presentazione della mostra “Ver Sacrum. La rivista della Secessione viennese”, in programma dal 18 ottobre 2025 all’11 gennaio 2026 con inaugurazione domani, 18 ottobre, alle ore 17.30.

La mostra promossa e prodotta dal Museo Civico di Crema e del Cremasco, in collaborazione con il Museo d’Arte Orientale – Collezione Mazzocchi di Coccaglio e l’Associazione Culturale Mnemosyne di Dello, con il patrocinio di Forum Austriaco di Cultura di Milano, Aldus Club – Associazione Internazionale di Bibliofilia e A.L.A.I. – Associazione Librai Antiquari d’Italia, è curata da Giovanni Biancardi, Edoardo Fontana e Silvia Scaravaggi, nasce attorno alla raccolta della rivista «Ver Sacrum», proveniente dalla collezione milanese di Giovanni Biancardi, di cui sono esposte le grafiche originali in essa pubblicate, le pagine e le copertine più significative e iconiche.

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Inoltre, accompagneranno la rivista, libri illustrati e cataloghi di esposizioni organizzate dalla Vereinigung Bildender Künstler Wiener Secession, nome ufficiale del movimento austriaco della Secessione viennese. Fu sotto la sua egida che il periodico, dapprima mensile e quindi bisettimanale, vide la luce. A questo compatto, sebbene eterogeneo, gruppo di opere saranno affiancati fogli sciolti realizzati dagli aderenti alla Secessione, da artisti cosiddetti “corrispondenti”, nonché incisioni e disegni di personalità internazionali che furono presentati nelle mostre realizzate nella sede della Secessione, allo scopo progettata da Joseph Maria Olbrich, e in altri luoghi, o pubblicati sulla rivista.

«La mostra dedicata a Ver Sacrum - ha dichiarato il sindaco di Crema, Fabio Bergamaschi - rappresenta per la nostra città un’occasione di straordinario rilievo culturale e storico. Ospitare opere provenienti da un contesto internazionale come quello della Secessione viennese significa non solo valorizzare il patrimonio artistico di Crema, ma anche testimoniare il ruolo della nostra comunità come punto di riferimento per la cultura nel territorio lombardo. Questa esposizione offre ai cittadini e ai visitatori l’opportunità di comprendere le origini e le dinamiche di un movimento che ha saputo fondere tradizione e innovazione, influenzando profondamente l’evoluzione della grafica, delle arti visive e della cultura visiva europea. È per noi motivo di grande orgoglio vedere il Museo Civico trasformarsi in un luogo vivo di dialogo tra passato e presente, capace di stimolare curiosità, ricerca e riflessione sull’arte come strumento di conoscenza e di confronto tra culture. Attraverso iniziative come questa, Crema riafferma la sua vocazione a promuovere la cultura in tutte le sue forme, creando un ponte tra esperienze storiche e nuove generazioni di cittadini».

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«La mostra Ver Sacrum - ha aggiunto l’assessore alla Cultura, Giorgio Cardile - è un progetto di grande complessità e prestigio, che testimonia l’impegno del Museo Civico di Crema e del Cremasco nel promuovere iniziative di alto valore scientifico e artistico. Il periodico viennese rappresenta una tappa fondamentale nella storia dell’arte moderna, simbolo di una libertà creativa che ha superato i confini tradizionali tra le diverse discipline, unendo pittura, grafica, architettura, arti decorative e arti performative. Portare a Crema opere di Gustav Klimt, Egon Schiele, Koloman Moser e altri maestri della Secessione significa offrire al pubblico un’esperienza immersiva, capace di stimolare la riflessione sui processi di innovazione artistica e sui rapporti tra cultura locale e internazionalità. Questa mostra è inoltre un’occasione per ribadire il ruolo del museo come luogo di mediazione culturale, educazione e diffusione del sapere artistico, rafforzando il legame tra istituzioni, collezionisti, studiosi e cittadini. Speriamo che il percorso espositivo possa emozionare, sorprendere e soprattutto ispirare, facendo emergere la forza del linguaggio artistico come strumento di comunicazione universale e di dialogo tra passato e futuro».

A Crema saranno esposte, tra le altre, opere di Gustav Klimt, Koloman Moser, Alfred Roller, Josef Maria Auchentaller, Carl Moll, Adolf Böhm, Ernst Stöhr, Egon Schiele, Alphonse Mucha, Carl Otto Czeschka, Jan Toorop, Max Kurzweil, Emil Orlik, Giovanni Segantini, George Minne, Marcus Behmer, Franz Wacik, Fernand Khnopff, Franz von Stuck, Heinrich Lefler, Armand Rassenfosse, Rudolf Jettmar, Irma von Duczynska, Wilhelm List, Walter Crane, Edmond Aman-Jean, Félix Vallotton, Ferdinand Andri, Frank Brangwyn, Eugène Grasset, Julius Klinger, Friedrich König, Oskar Laske, Anders Zorn, Maximilian Lenz, Marianne Hitschmann-Steinberger, Charles Rennie Mackintosh, Margaret McNair, Jessie King, Józef Mehoffer, Alfredo Müller, Joseph Maria Olbrich, Josef Hoffmann.

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Con loro in mostra tutti i maestri che ne ispirarono e influenzarono il lavoro, da Arnold Böcklin a Max Klinger, da James McNeill Whistler a Edward Burne-Jones, da Pierre-Cécile Puvis de Chavannes a Katsushika Hokusai.

Ver Sacrum prende il suo nome da un rito italico, poi in parte assorbito nei culti dell’antica Roma, basato sull’usanza di allontanare dal villaggio tutti i giovani nati in primavera, al raggiungimento della maggiore età, come offerta alla divinità a cui erano stati promessi. Per scongiurare un evento nefasto con la loro partenza – simbolico sacrificio che sostituiva quello più tragico della vita – i prescelti si allontanavano dal conosciuto per andare verso l’ignoto, le nuove terre dove si sarebbero insediati. L’evento si ammantava di una forte connotazione etica poiché permetteva alla popolazione di rinnovarsi e di mescolarsi con altre genti.

La rivista della Secessione viennese si proponeva, quindi, come il manifesto di un allontanamento e insieme auspicio di rinascita e di emancipazione − il motto del Sezessionstil era, non a caso, proprio «Al tempo la sua arte. All’arte la sua libertà». Essa fu il principale organo di diffusione sia dell’idea che sottende i principi dell’arte totale, Gesamtkunstwerk, sia della promozione degli artisti che la fondarono e, via via numerosi, vi aderirono, avendo suo nucleo attivatore a Vienna ma espandendosi da subito in tutti i paesi europei coinvolti nei movimenti modernisti e simbolisti. Si impose per la sua capacità di rileggere correnti del passato e tradizioni arcaiche in una spinta verso la reinterpretazione dell’arte maggiore, così come delle arti minori, poste sullo stesso piano a imitazione dell’Arts and Crafts inglese di William Morris, che sarà germinale per la ben nota Wiener Werkstätte, e delle correnti preraffaelite.

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La novità di «Ver Sacrum» deve essere interpretata anche nella sua impostazione tipografica che integra, e supera, l’Aesthetic Movement inglese per generare una compatta struttura capace di fondere coerentemente l’architettura della pagina, i testi e infine l’apparato illustrativo, valorizzando lo stile e la poetica dei vari artisti − la cui importanza è palese – mantenendo però il principio sostanziale di preferire la regia al talento dei singoli attori. Come nella nuova architettura di Olbrich, il decoro − il confronto tra decorazione e illustrazione era già stato punto saliente nella discussione nata intorno al Simbolismo −, diventa strutturale, la pagina di «Ver Sacrum» pare reggersi proprio su questo ornamento, il quale si fa soggetto stesso della ricerca grafica. La pagina della rivista talvolta fa uso della purezza di campiture vuote e ascetiche, talaltra si innalza sui capilettera, sulle cornici, affollata dai decori giapponisti, da forme che sembrano germinare dalla natura o reinterpretare la tradizione dell’arte popolare, riscoprendo i gioielli egizi, i vasi ellenistici e le semplici geometrie della pittura romana.

Seminale fu la scoperta della grafica e dell’artigianato giapponese, in grado di condensare sintetismo e perfezione estetica a partire dalle più semplici forme di oggetti di uso quotidiano, fino alla xilografia policroma: per sottolineare questo forte legame, in mostra saranno esposti lacche, suppellettili, volumi e incisioni sciolte provenienti da collezioni private e, soprattutto, dall’importante patrimonio posseduto dal Museo d’Arte Orientale – Collezione Mazzocchi di Coccaglio.

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Senza dimenticare la derivazione dalla ricerca di normalità del gusto Biedermeier e dalla solidità metafisica della cultura austro-ungarica, «Ver Sacrum» si ingentilisce con le influenze neobizantine, tratte dai mosaici ravennati che affascinarono Gustav Klimt, si arricchisce con la rilettura del mito di Arnold Böcklin, il misticismo solitario delle figure femminili e delle montagne di Giovanni Segantini, con la revisione klingeriana del mediterraneo.

Nulla meglio che sfogliare le pagine della rivista permette di comprendere quale fu l’impatto che la Secessione ebbe sull’arte a lei contemporanea: a un primitivo nucleo di artisti viennesi e di area mitteleuropea si unirono, via via, numerose personalità provenienti da paesi, culture e correnti diversissime tra loro, avvicinate solamente dal desiderio di proporre un’arte nuova che non negasse però la tradizione, che ne facesse tesoro attraverso la formulazione di una moderata avanguardia.

La rivista, che aveva una forte connotazione letteraria, non dimentica le arti performative: Vienna fin de siècle è un continuo caleidoscopio, una eterna rappresentazione. In questa geniale rivisitazione che la Secessione propone, il teatro ha un ruolo importante: ambito che scardina le convenzioni borghesi, ma anche luogo delle sperimentazioni delle forme. Gli artisti di «Ver Sacrum» lavorano per spettacoli, cabaret, balli in maschera, si ispirano al Burgtheater e alle canzonettiste, disegnano manifesti e progettano sale e scene, creando un universo di segni complesso.

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La Secessione viennese, e di conseguenza «Ver Sacrum», sono l’elemento aggregatore capace di demolire non solo la differenza tra le arti maggiori e le arti minori, ma anche i pregiudizi, le differenze sociali e la distanza tra le correnti artistiche. Non è difficile comprendere come la rivista, in un primo tempo chiaramente influenzata da un tardo Art Nouveau, raccolse, come una valanga che travolge tutto, il Simbolismo belga, il Divisionismo di marca segantiniana, il decorativismo giapponista, l’impressionismo, il tardo preraffaelismo inglese, e non ultimo il dirompente modernismo scozzese della Scuola di Glasgow.

Questa fuga verso il futuro – che non disconosce il valore fondante della Mitteleuropa e della prossima cultura slava e neppure dimentica l’apporto delle forme mediterranee spesso presenti nei disegni e nei progetti degli architetti e dei designer coinvolti nella redazione – fece di «Ver Sacrum» il più influente periodico, da un punto di vista visuale, della sua epoca, risultando esempio da copiare anche in altri contesti – si ricordino solo «L’Eroica» e «Novissima» per l’Italia –, e punto di partenza, molti anni dopo, per l’olandese «Wendingen» e per la rivista razionalista «Campo Grafico».

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Museo Civico Crema con testi critici e schede di Emanuele Bardazzi, Giovanni Biancardi, Livia Fasolo, Mario Finazzi, Edoardo Fontana, Elena Guerra, Laura Inzoli, Paolo Linetti, Maurizio Lo Giudice, Roberto Lunelio, Silvia Scaravaggi, Luca Scarlini.

INFORMAZIONI

Sede
Museo Civico di Crema e del Cremasco
piazzetta Winifred Terni de’ Gregorj 5, Crema

Periodo e orari di apertura
18 ottobre 2025 – 11 gennaio 2026
lunedì chiuso
martedì 14.30–17.30
da mercoledì a venerdì 10.00–12.00 e 14.30–17.30
sabato, domenica e festivi 10.00–12.00 e 15.30–18.30

Ingresso
Gratuito, senza prenotazione

Informazioni generali
Museo Civico di Crema e del Cremasco
Piazzetta Winifred Terni de’ Gregorj, 5 — 26103 Crema
tel. 0373 894486 - 894481, mail museo@comune.crema.cr.it, sito www.culturacrema.it.

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