L'ANALISI
22 Marzo 2025 - 13:30
TORRE DE’ PICENARDI - Si è tenuto questa mattina, nella chiesa parrocchiale torrigiana, il funerale di Enrico Fortuna, stimato imprenditore agricolo di Pozzo Baronzio, scomparso all’età di 66 anni. Le esequie sono iniziate alle 9.30, in una chiesa gremita da parenti, amici, colleghi e conoscenti, raccolti in un silenzio rispettoso e carico di affetto.
A presiedere il rito monsignor Attilio Arcagni, Collaboratore Parrocchiale a Santi Apollinare e Ilario, Santo Giacomo e Agostino e Sant’Agata a Cremona, affiancato dal parroco don Claudio Rossi. Una bara coperta di rose bianche, simbolo di purezza e amore, ha accompagnato l’ultimo saluto a Enrico. Nei primi banchi, in silenziosa e commossa compostezza, la moglie Milly e la figlia Paola, circondate dal calore della comunità.
Monsignor Arcagni ha aperto l’omelia con parole personali e sentite: «Ringrazio don Claudio per avermi permesso di celebrare questo rito esequiale per Enrico. Ho conosciuto Enrico fin dai tempi delle elementari, quando abitavamo entrambi a Pozzaglio. I suoi genitori l’avevano tanto desiderato e atteso e quando è arrivato, è diventato il centro del loro mondo».
Poi il ricordo si fa più intimo, profondo, disarmante nella sua verità: «Era un ragazzo buono. Mai visto litigare, mai una parola fuori posto. Qualche volta, forse, era anche troppo fiducioso. Si meravigliava ancora, da adulto, di fronte alla cattiveria del mondo. Come se ogni volta fosse una scoperta nuova, amara».
Monsignor Arcagni ha tracciato con delicatezza il profilo di un uomo che ha fatto del lavoro non solo un dovere, ma una dimensione in cui affermare dignità e identità. «La sua passione, cresciuta con lui, è diventata competenza. Sapeva fare, e sapeva fare bene. Senza il lavoro, Enrico avrebbe faticato a riconoscersi. Gli serviva realizzare, concretizzare, rendere utile il suo impegno. Non per vanità, ma per coerenza con se stesso».
Poi l’invito alla comunità: «Siamo qui per dire grazie. L’Eucaristia è questo: ringraziamento. Ringraziamo il Signore per averci fatto incontrare Enrico. Perché, passando nelle nostre vite, ci ha lasciato qualcosa di sé. La sua generosità, la sua discrezione, la sua libertà di essere se stesso. Sempre, con naturalezza e rispetto».
Al termine della celebrazione, il corteo in auto ha accompagnato Enrico fino al cimitero locale, dove è avvenuta la sepoltura. Un saluto sobrio, sentito, pieno di silenzi che dicevano più di mille parole. Chi lo ha conosciuto porta via con sé il ricordo di un uomo pacato, sincero, leale. Uno che non ha mai alzato la voce, ma che sapeva farsi ascoltare con l’esempio.
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