L'ANALISI
28 Luglio 2024 - 05:20
CREMONA - È ovviamente presto per tirare le somme, ma al momento non indossa certo colori sgargianti la stagione dei saldi estivi, giunta al primo ‘giro di boa’ delle tre settimane e in programma fino al 6 settembre. «Le prime stime nazionali di Federmoda, dalle quali non credo che il nostro territorio ed il settore commerciale nel suo complesso si discostino in modo particolare, lasciano intravedere un calo su base annua degli affari compreso tra il 5% e il 10%», commenta Marco Stanga (vicepresidente vicario di Confcommercio Cremona e neo residente di Ascomfidi, oltreché leader territoriale di Federmoda e AscomCaf).
«La partenza è stata decisamente in sordina, registriamo meno interesse da parte degli acquirenti rispetto all’estate del 2023. Per una serie di ragioni che non è difficile individuare. L’aumento dei prezzi (strettamente legato a quello dei costi di produzione) si fa sentire; il risultato è anche quello di un’erosione del potere d’acquisto a fronte del quale si modificano le scelte di acquisto (più indirizzate verso il tempo libero a partire dalle vacanze e meno sull’acquisto di beni durevoli). Poi c’è da considerare l’impatto, considerevole ed ormai consolidato, degli acquisti on line. A questo si aggiungono inoltre il gran caldo, che riduce sostanzialmente al mattino gran parte della fascia oraria dedicata agli acquisto, e la fine del primo effetto-reazione alla lunga stagione del Covid».
Riacquistata la libertà di movimento e socializzazione, fare acquisti era infatti diventata una sorta di segnale di ripartenza; «sul quale - puntualizza Stanga - non sembrava fungere da deterrente neppure un tasso d’inflazione attestato attorno all’11%. Un fenomeno che mi aveva sicuramente stupito, e credo potesse essere ‘letto’ solo alla luce della complessa situazione vissuta nei mesi precedenti. E infatti adesso - in condizioni ben differenti - gli acquisti stagnano; anzi, ‘perdono terreno’». «Tra si avverte quindi una certa preoccupazione, ed è assolutamente comprensibile. Bisogna anche considerare che con i saldi si ‘recupera’ ma non si guadagna. Se si blocca pure il semplice ‘recupero’, però, c’è davvero poco da stare allegri».
«Anche perché si è arrivarti a questa stagione di saldi attraverso un periodo dei meno facili. Per quanto riguarda il comparto della moda, ad esempio, i saldi dovrebbero costituire la fase conclusiva di una proposta commerciale e di un ‘catalogo’. Purtroppo, però, i mesi primaverili hanno pagato dazio al maltempo; poi si è passati di colpo ad un caldo eccessivo anche in ordine alla media stagionale: altro ostacolo sulla strada degli acquisti, a poche settimane dall’inevitabile rinnovo dell’offerta...».
Insomma, un’estate che per ora si mantiene nettamente al di sotto delle aspettative, o quantomeno della necessità di irrobustire in misura adeguata i bilanci. Senza dimenticare che il tradizionale e più forte ‘valore’ aggiunto della stagione più calda nei confronti del commercio si riscontra soprattutto nelle località ad alta e consolidata vocazione turistica; a maggior ragione se confortata da una robusta attrattività nei confronti dei ‘big spenders’ italiani e soprattutto stranieri. Una categoria nella quale Cremona, pur con tutte le sue bellezze, non rientra.
Sul tema dei saldi è intervenuto nei giorni scorso anche il Codacons. «Non è esatto dire che gli italiani vogliono i negozi; semmai vogliono negozi dove è possibile fare acquisti a prezzi ragionevoli», ha dichiarato il presidente Carlo Rienzi commentando la ricerca realizzata da Confcommercio sugli esercizi commerciali di vicinato. «Il vero problema del commercio è rappresentato infatti dai prezzi al dettaglio, saliti costantemente negli ultimi anni, e dalle poche occasioni di acquisto con sconti e promozioni. Gli eccessivi vincoli su vendite promozionali, offerte e sconti che caratterizzano i negozi tradizionali, limitano la concorrenza e allontanano una fetta consistente di cittadini dagli esercizi di quartiere. Per questo, crediamo che la normativa sui saldi di fine stagione e sulle vendite promozionali sia oramai obsoleta e vada abolita del tutto, lasciando ai negozianti la libertà di scegliere quando e come scontare la propria merce, a seconda dell’ubicazione dell’esercizio, della tipologia di merce venduta e delle rimanenze di magazzino».
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