CALCIO
07 Gennaio 2022 - 05:00
CREMONA - I rappresentanti dei datori di lavoro avrebbero preferito un obbligo vaccinale più esteso, perché il compromesso politico sugli over 50, pur essendo un primo passo in quella direzione, rischia di prolungare ulteriormente l’emergenza. A non essere convinta è in primis l’Associazione industriali di Cremona, che da mesi invoca l’estensione massima del Green pass rafforzato: per tutti i dipendenti pubblici e privati. E dopo il vertice fiume del Consiglio dei ministri con la conseguente bozza di decreto, lo ripete a chiare lettere il presidente Stefano Allegri: «La nostra posizione è sempre la stessa: obbligo vaccinale per tutti i lavoratori».
Marcello Parma, presidente di Cna Cremona, è sulla stessa lunghezza d’onda: «La decisione è un accordo tra partiti ma non credo basti. Certo, è un passo nella direzione giusta, ma il Paese adesso ha bisogno di altro. Abbiamo ormai visto che fra i ricoverati due su tre non sono vaccinati».
Per Massimo Rivoltini, presidente di Confartigianato Cremona, quello a cui è appena arrivato il Governo non è altro che un compromesso salomonico. «Un passettino avanti, ma non un passo risolutivo – dice –. Insomma un mezzo provvedimento, a cui per forza di cose ci adeguiamo. E anche riguardo l’uso del Green pass base per l’accesso ai servizi, sto già vedendo cose assurde. Come volantini che pubblicizzano parrucchieri a domicilio per non vaccinati».
Sonia Cantarelli, presidente di Apindustria Confimi Cremona, commenta: «Sono d’accordissimo sull’obbligo per gli over 50, anche perché ritengo che il vaccino sia l’unica soluzione per uscire da questa situazione. È un primo passo. Già abbiamo grossi problemi sul reperimento della materia prima e del personale, se non si arriva ad una vaccinazione di massa, i problemi continueranno».
Avrebbero voluto qualcosa in più, di sicuro trovano ingiusto che i provvedimenti presi siano frutto di una mediazione politica più che di una analisi sanitaria. I sindacati parlano di «decisione a metà», che di fatto non ascolta le richieste avanzate da categorie, medici, territori. Marco Pedretti, segretario Cgil Cremona, dichiara: "Ci aspettavamo un provvedimento più uniforme, che riguardasse i cittadini dentro e fuori i luoghi di lavoro. Purtroppo è un tema altamente divisivo che sta creando spaccature incredibili». Dino Perboni, segretario Cisl Asse del Po, è a sua volta perplesso: «Il virus non si ferma di fronte a chi 49 anni anziché 50. Meglio che nulla, ma non era lo strumento che serviva». E Paolo Soncini della Uil ribadisce: «Ancora una volta vince la politica non vicina a quello che accade sui territori, che non risponde alle vere esigenze sanitarie».
«Meglio di niente, ma serviva più coraggio». È la posizione condivisa dal mondo medico-scientifico cremonese di fronte alle nuove regole introdotte dal Governo che riguardano obbligo vaccinale per tutti i lavoratori over 50 pubblici e privati, quarantene scolastiche, smartworking e accesso ad alcuni servizi. L’attenzione è soprattutto rivolta alla prima misura, che ha come obiettivo quello di estendere la platea dei soggetti ai quali si richiede di sottoporsi alla profilassi anti Covid provando così a ridurre la fetta di popolazione ancora non immunizzata. La virologa Claudia Balotta, tra gli altri, commenta: «Si tratta ovviamente di un compromesso politico. Visto il panorama per nulla buono, ci si aspettava qualcosa di più, misure più drastiche. Credo che i tempi per l’obbligo vaccinale generale siano ormai maturi».
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