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CREMONA (4 aprile 2021) - La pioppicoltura è sinonimo di tutela ambientale, intesa come miglioramento della qualità dell’aria e dell’acqua, e come incremento della biodiversità degli habitat naturali. È anche sviluppo economico sostenibile e ripresa occupazionale per tutta la filiera coinvolta, dal sistema agroforestale che produce la materia prima sino alle realtà di lavorazione e trasformazione. Ha da sempre rappresentato un tratto distintivo dell’agricoltura cremonese, ed inserita nella rotazione aziendale, soprattutto nelle zone golenali, contribuisce a creare paesaggio e regola il deflusso in caso di eventi avversi. «Coltivato con le tradizionali turnazioni di dieci anni, il pioppo produce legno di primissima qualità. E’ tra i sistemi agro-forestali più efficaci per l'assorbimento di gas serra e per il riequilibrio del bilancio del carbonio, che grazie all'effetto di carbon stock - immagazzinamento del carbonio nei prodotti legnosi e dei suoi derivati - è sempre positivo», spiega Betty Petracco, presidente della sezione Legnose e Florovivaismo della Libera Associazione Agricoltori Cremonesi. «Un ettaro di pioppeto (circa 300 piante) assorbe ogni anno 18 tonnellate di anidride carbonica presente in atmosfera. La pioppicoltura è in grado di adattarsi agli scenari del cambiamento globale, con incrementi di produttività in condizioni di maggior concentrazione di CO2».
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03 Aprile 2021
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Commenti all'articolo
simone
2021/04/04 - 13:44
Ed in più sono l'habitat naturale per la crescita dei pioppini o piopparelli alias Cyclocybe aegerita per i palati fini della materia micologica
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