L'ANALISI
BASSA PIACENTINA
17 Ottobre 2025 - 09:58
CASTELVETRO - Plastiche e idrocarburi in alcuni campi della Bassa Piacentina, all’insaputa degli agricoltori convinti di utilizzare fertilizzante. È la pesante accusa formulata dai carabinieri forestali di Brescia e Vobarno e da quelli del nucleo operativo e radiomobile di Verolanuova, che dopo quattro anni di indagini hanno sequestrato un impianto di compostaggio a Ghedi.
La società ha una base operativa anche in terra piacentina e l’amministratore unico è indagato per «attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti», ipotesi che dovrà essere provata in giudizio alla luce del principio della presunzione d’innocenza.
Secondo l’inchiesta, coordinata dalla Dda di Brescia, l’azienda nell’ambito di appositi contratti d’appalto stipulati con varie società multiutility fra il 2019 ed il 2024 avrebbe ritirato circa 250mila tonnellate di rifiuti vegetali, con l’impegno di sottoporli ad un trattamento che consentisse di rimuovere materiali estranei quali plastica, vetro e metalli, trasformandoli in sostanze ammendanti utili per l’agricoltura.
Operazione che – secondo i militari – in realtà non sarebbe stata effettuata allo scopo di massimizzare i profitti, pari a oltre 7 milioni di euro. Il materiale, contaminato da plastiche e idrocarburi con concentrazioni fino a 12 volte superiori ai limiti di legge, veniva poi ceduto gratuitamente, o comunque al prezzo irrisorio di 1 euro per tonnellata, ad agricoltori che lo acquistavano come fertilizzante.
Procedendo così, a loro insaputa, ad uno smaltimento illecito sui terreni del Bresciano e, appunto, del Piacentino. Gli inquirenti stanno ancora ricostruendo la filiera della vendita, per capire di preciso dove sono finiti i rifiuti.
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