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CORONAVIRUS
CREMONA (14 gennaio 2021) - «Già la prima ondata di Covid ha intaccato il principio: lo schiaffone lo abbiamo ricevuto prima noi medici e poi l’opinione pubblica. La favola del tutto a tutti, del chi prima arriva prima viene servito, come al ristorante, non esiste in sanità». È il pensiero di Mario Riccio, primario di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale di Casalmaggiore, noto a livello nazionale anche per essere stato l’anestesista di Piergiorgio Welby (morto nel 2006 quando, gravemente ammalato, nei suoi scritti chiese ripetutamente che venissero interrotte le cure che lo tenevano in vita), a commento della bozza del Piano pandemico nazionale trapelata nei giorni scorsi. Ricco, come è nel suo stile, va al nocciolo del problema: «La vera ‘rivoluzione copernicana’ — continua Riccio — si è avuta nel momento in cui strutture governative hanno elaborato un Piano che contemplava questo cambiamento. Un Piano che, d’altronde, riprende criteri già visti nei modelli anglosassoni. Chi inizialmente, compresi personaggi eminenti, aveva gridato allo scandalo, poi ha riconosciuto questo aspetto. Senza voler fare polemica, ma, ad esempio, quando iniziarono ad emergere le prime nostre difficoltà, il presidente dell’Ordine nazionale dei medici Filippo Anelli s’inalberò. Disse di rifiutare l’idea che un medico non curasse un paziente, che si stava contravvenendo al giuramento di Ippocrate e che non voleva nemmeno sentir parlare di questa cosa. Poi, ha dovuto riflettere sulle sue affermazioni. Tanto che uscì un documento congiunto con anestesisti e rianimatori in cui si riconosceva il nuovo paradigma».
«Alla fine — conclude Riccio — credo che dalla bozza uscirà una versione tiepida: interverranno delle forze interne che vorranno mitigare qualche parola forte e si arriverà ad un compromesso, ma ormai il concetto è passato ed è inutile gridare allo scandalo».
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13 Gennaio 2021
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