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3 MINUTI 1 LIBRO: IL VIDEO

«La mia quasi vita è al condizionale»

Fulminante e potente esordio di Samuele Cornalba, 24enne di Pandino. L’ansia di un ragazzo per cui il futuro ha il sapore di un panino già morso

Paolo Gualandris

Email:

pgualandris@laprovinciacr.it

13 Marzo 2024 - 05:20

PANDINO - «Non più bambino, adulto non ancora, incastrato in una quasi età. È giovane e un po’ ne ha paura, perché lui non ha mai corso come il ragazzino del murale, e per andare dove, poi? Mentre l’amico attacca manifesti sui lampioni, ha un’intuizione: bagai - lo sanno anche loro, che di dialetto ne masticano poco - è invariabile. Bagai è lui, bagai è Andrea (Ndr: il suo miglior amico), bagai sono i ragazzi di Pandino, della provincia, quelli a cui sono stati cancellati futuro e ricordi, quelli che corrono senza direzione, che scappano da un mondo incendiato». Insomma «gente che vive al condizionale» e a cui ancora «non cresce la barba sulle guance ma già deve sapere cosa fare nella vita», come racconta Samuele Cornalba, 24enne di Pandino al suo esordio letterario con ‘Bagai’ (ragazzi in dialetto cremasco, per chi non l’avesse ancora capito) pubblicato da Einaudi; un inizio subito nell’editoria dei grandi, per una penna «dalla forza tremenda», come la definisce il suo mentore, Walter Siti.

Una energia già evocata dall’incipit: «La mattina del 5 febbraio 2007 Elia grida a sua madre che la sciarpa che gli ha regalato fa schifo, e la madre di Elia muore».

Cornalba parla del suo romanzo e si racconta nella videointervista per ‘3 minuti un libro’ online da oggi sul sito. Elia è incastrato in una quasi età. Dove «quasi» è l’avverbio che definisce la vita e l’anima del protagonista così come i luoghi che vive e frequenta, Crema e Pandino. Con la precisazione che «tutto è Pandino» per un bagai. «Questa parola così particolare e potente mi è piaciuta subito, perché è un tempo singolare e plurale», spiega.

Elia è nell’età di transizione, frequenta l’ultimo anno del liceo e si affaccia su un futuro che gli è oscuro ma del quale, in fondo non gli importa granché, perché lui è nichilista, disinteressato ai sentimenti e non lo coinvolge nulla, nemmeno il nuoto, sport nel quale eccelleva e che ha abbandonato dopo un misterioso incidente al braccio, aiutato in questo anche dal vivere in un paese dove ci sono più bar che persone interessanti, dove la nebbia rincretinisce il mondo e dalla finestre entra una luce inutile.

Generazione di ragazzi di provincia. «Ho voluto restituire lo smarrimento di Elia nei confronti del futuro, che effettivamente fa paura. Ci sono anche altri personaggi coetanei, Adelia e Camilla, che il futuro lo affrontano più di petto, in maniera più propositiva. Lui invece, complice anche l’indifferenza che prova e il distaccamento che sente nei confronti del mondo, si tira indietro, il futuro, dice, gli sembra come un panino già morso, qualcosa di già assaggiato che non vuole frequentare o magari non ha ancora il coraggio di frequentare. Quello di Elia è lo smarrimento della mia generazione».

Apatia, malinconia e solitudine sono le parole chiave che ne rispecchiano il carattere. «L’idea del quasi fa proprio riferimento a questi sentimenti. Sente di vivere in un quasi come se il suo mondo non si completasse mai, come se mancasse sempre un pezzo per connettersi con gli altri per provare davvero empatia con loro. Tra l’altro il quasi, appunto l’indifferenza, l’apatia, sono proprio il nucleo da cui sono partito per per scrivere la storia. Cioè prima di avere bene a fuoco i personaggi, prima di sapere dove ambientarlo, avevo presente che volevo raccontare una storia che parlasse dell’indifferenza».

È un libro anche sulla solitudine nei confronti del mondo degli adulti, che si concretizza in un gelido silenzio con il padre. «Il rapporto col mondo degli adulti è molto complesso Anzi nel manoscritto originale era addirittura più nichilista». Lui è orfano di madre, un trauma che si porta dietro per tutte le pagine e che si concretizza anche nel mancato dialogo con il padre, il quale probabilmente non si è mai perdonato di essere stato alla guida dell’auto al momento dell’incidente. Per fortuna di Elia esiste una zia, sorella della madre, che per lui «è la figura più luminosa e rassicurante».

Se ne va in giro con il pollice sulla rotella dello Zippo, Elia, e dentro ha un dolore che non finisce mai. Poi arriva Camilla, che si avvicina «come se lui le dovesse una spiegazione, un posto vicino sul pullman, un po’ d’affetto». E arrivano dal passato dei segni che sono come schiaffi, o carezze. Forse dall’inquietudine e dalla provincia non ci si salva neanche con l’amore travolgente dei vent’anni. Una vita senza speranza? No, perché a volte ci sono persone, pensieri e dettagli che possono rendere il futuro un luogo meno spaventoso.

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