SOS ACQUA
01 Dicembre 2021 - 05:30
CREMA - «I ragazzi devono prima crescere nei valori importanti della vita e, se hanno la fortuna di avere delle qualità, sfruttarle per arrivare in alto. Se ai giocatori danno tanti soldi non è colpa dei giocatori, è perché il business in questo momento è fatto così». Parola di Mario Caccialanza. Non uno qualsiasi, ma un personaggione del calcio locale. Ex portiere e attuale allenatore della scuola calcio dell’Alba Crema, è nella top 11 della storia del calcio provinciale. Classe 1950, era l’estremo difensore della mitica Soresinese del 1976 che, dopo vittoria della Coppa Italia e il successo estivo (2-1) nell’amichevole contro il Milan di Marchioro, celebrò il triplete conquistando il Trofeo Barassi, la Coppa anglo-italiana dei dilettanti. Nessun club della Penisola aveva mai inciso il proprio nome nell’albo d’oro della manifestazione. I rossoblù tornarono dalla trasferta in Inghilterra, nella tana del Tilbury, con un pareggio sofferto dopo 90 minuti di catenaccio; al ritorno, altro 1-1 a Soresina sotto un diluvio epico e festa ai rigori grazie alle parate di Caccialanza, che però non si limitò a fare bene il suo mestiere, ma fu anche rigorista con successo. La consegna del trofeo venne effettuata dal leggendario Artemio Franchi in persona, presidente Uefa, davanti a 2.500 soresinesi in delirio. Momenti eterni.
Caccialanza ha due amori: il calcio giovanile e la scrittura. È appena uscito con il romanzo «Fede, Vale e sua maestà il pallone da calcio». Il protagonista è un Pallone da calcio molto particolare. Spiega: «L’idea è nata dal fatto che parlano tutti di giocatori, di allenatori, di presidenti, ma si dimenticano tutti del vero protagonista del gioco del calcio: il pallone. Per cui un giorno ho deciso di dargli il giusto risalto» . Metti insieme, in un’antica selleria di una cittadina di provincia, sentimenti e fantasia, un attempato e ruvido ex calciatore, una promessa del calcio e il sempre presente Pallone. Un pallone di quelli antichi, con la stringa che quando colpivi di testa ti restava un bozzo in fronte. Ma lui è davvero speciale: comunica con gli uomini, solo con alcuni, ben scelti. «Comunica con gli umani grazie al budello, al beccuccio che quei palloni di una volta avevano. Uscendo il fiato, ha imparato a comunicare, non semplicemente a parlare». Assieme al pallone ci sono due protagonisti: Fede e Vale. Valentino è un vecchio ex giocatore settantenne che ha avuto in incidente calcistico a vent’anni ma che soprattutto ha perso moglie e figlia in un incidente stradale e per questo da trent’anni si trascina fra rancori e rabbia. Federico è una giovane promessa del gioco del calcio che un giorno si reca nel negozio di articoli sportivi di Valentino perché deve fare una ricerca per la scuola.
Comincia così un’amicizia a tre, perché nel frattempo Valentino ha scoperto che il pallone da calcio trovato in soffitta spiega i valori del calcio. Naturalmente Valentino rimane molto sorpreso e alla fine dopo essersi aperto, essersi raccontato con il pallone lo mette alla prova mettendolo a confronto con il bambino. E lì nasce la storia a tre. E una riflessione sui valori del calcio. «Importante nel libro è la figura della mamma di Federico, che gli raccomanda sempre di essere umile, di divertirsi, di allenarsi sempre per migliorare». E coerentemente, vuole che il ragazzo cresca ancora un po’ anche come persona prima di comunicargli di essere stato selezionato dall’Inter e che il contratto è già firmato. «È cambiata la nostra società», spiega Caccialanza, «diciamo che a discapito della passione oggi conta soprattutto il dio danaro per cui tutto viene visto un quest’ottica». Grazie ai consigli del Pallone e all’amicizia con Vale, il vecchio Fede farà la pace con se stesso e ritroverà la passione per il suo vecchio amore: il pallone, appunto. Una bella fiaba, anche per adulti.
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