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ANGOLO FILOSOFICO

Alla scoperta dell'amore platonico

Il "Simposio" di Platone e l'importanza dei Classici per il nostro presente

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20 Febbraio 2017 - 19:14

Alla scoperta dell'amore platonico

Che cos’è l’amore? Da dove nasce questa forza incontrollabile che ci spinge senza freno verso qualcuno o qualcosa? Da dove nasce quell’impeto che spinge gli uomini a perpetuare se stessi, creando nuove vite oppure opere di inestimabile bellezza?

È a queste domande che vuole rispondere il Simposio (dal greco antico Συμπόσιον, banchetto), il dialogo sul tema dell’amore considerabile come una fra le più grandi opere del filosofo Platone. In particolare, questo scritto differisce dagli altri del filosofo in quanto non viene sviluppato in forma prettamente dialogata, come nella maggior parte delle altre opere, ma nelle varie parti di un agone poetico nel quale ciascuno degli interlocutori, scelti tra i più illustri ateniesi del tempo, espone con un ampio discorso la propria teoria sull’amore, Eros. La cornice in cui si inseriscono i vari interventi nel Simposio è rappresentata da un banchetto, offerto dal poeta tragico Agatone, per festeggiare la propria vittoria negli agoni poetici; tra i partecipanti troviamo, come già sottolineato precedentemente, alcune fra le personalità più influenti nella Grecia del tempo: il grande filosofo Socrate, il suo discepolo Aristodemo, il commediografo Aristofane, Fedro, il medico Erissimaco, il generale spartano Pausania e anche il grande condottiero Alcibiade.

Alla fine del banchetto, di comune accordo, gli invitati decidono di trascorrere il resto della serata discorrendo sul tema dell’amore, già trattato in precedenza da Fedro. In ciascuno degli elogi, partendo proprio da quello pronunciato da Fedro sino a giungere a quello di Socrate, gli invitati mettono progressivamente in luce una serie di caratteri legati all’amore nella concezione greca del termine, ad esempio la sua eterogeneità, come sottolinea Pausania distinguendo Eros celeste ed Eros volgare, oppure la sua incompiutezza, evidenziata dal mito degli androgini narrato da Aristofane. Ognuna delle caratteristiche emerse viene infine messa pienamente in risalto e giustificata nell’ultimo elogio, quello di Socrate, interrotto sul finale dall’improvviso arrivo di Alcibiade che, completamente ubriaco, tesse le lodi dell’ultimo interlocutore concludendo così il dialogo.

Vero argomento di analisi dell’opera è l’oggetto dell’amore, la bellezza: Socrate nel proprio discorso, per esplicare il motivo di questa attrazione, narra il mito della nascita di Eros che, in quanto figlio di Penìa (Povertà) e Pòros (Ingegno), non è identificabile in un dio, bensì in un demone, forma intermedia fra quella divina ed umana. L’amore quindi, non possedendo natura divina, cerca in ogni modo di raggiungere la bellezza che non possiede, unendosi ad essa. L’Eros quindi si presenta non soltanto nell’amore carnale, ma anche nell’amore per la sapienza, per le opere dell’uomo, per le anime e per la filosofia.

Pare a questo punto doveroso “correggere” la concezione odierna di amore platonico: esso non va inteso come una forma d’amore asessuata bensì come Forza elevante, capace di portare l’uomo dalla forma di amore più bassa, quella per la bellezza di un corpo, sino a quella più elevata, quella per la Bellezza in sé, eterna e superiore al molteplice divenire.

Sebbene il Simposio sia un’opera scritta in un tempo così lontano e in una cultura veramente molto distante da quella in cui siamo immersi oggi secondo numerose prospettive, personalmente ritengo che la sua lettura, così come quella dei testi classici, sia estremamente importante per una crescita morale ed intellettuale, anche per le nuove generazioni, oggi sempre più immerse in quello che definirei un “torpore intellettuale”, ignare del proprio passato e interessate solo al proprio presente. Avvicinarsi ai classici consente di scoprire le nostre radici, i valori alla base della nostra cultura. Ma probabilmente la vera importanza dei classici risiede proprio nella storia che ci trasmettono, quella degli uomini che ci hanno preceduto, delle loro idee, vittorie e sconfitte, vera e base dell’esistenza e dell’evoluzione della nostra umanità.

“Un popolo che ignora il proprio passato

non saprà mai nulla del proprio presente”

Indro Montanelli

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