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PENSIERI LIBERI

Le emozioni non hanno età e la maturità non è declino

Per comprenderlo basta osservare certi sguardi illuminarsi: il fuoco, se c’è, può bruciare ancora... La seconda parte della vita è il tempo per riscoprire talenti sopiti ed esplorare territori sconosciuti

Nicoletta Carpinelli

17 Giugno 2025 - 05:25

Le emozioni non hanno età e la maturità non è declino

CREMONA - È sera. Mentre guardo fuori dalla finestra, sento cantare dentro di me i meravigliosi versi del maestro Battiato: ‘La stagione dell’amore viene e va, i desideri non invecchiano quasi mai con l’età…’. Rifletto. Una verità semplice, quasi disarmante, che però sfida molte convinzioni radicate nella nostra cultura. Quando penso al desiderio, vedo quella scintilla che accende la ricerca, il movimento che ci dirige verso qualcosa che non abbiamo. La definirei quella spinta a colmare una mancanza, a raggiungere un obiettivo, a scoprire, ad esplorare l’ignoto, persino ciò che ci fa paura. Che ci proietta, insomma, verso il futuro. La psicologia afferma che esso nasce spesso dal bisogno, dalla curiosità o dall’insoddisfazione. È il motore che ci spinge fuori dalla zona di comfort e ci porta a sperimentare il nuovo. E la passione? L’etimologia ci viene in aiuto: passione deriva dal latino passio, ‘sofferenza’, ma anche ‘sentimento profondo’. Un po’ come dire che non si può essere vivi senza provare almeno una grande passione. Perché essa è ciò che infiamma, scuote, costringe a non accontentarsi di una vita in bianco e nero, ma a cercare colori e sfumature. Essa è l’energia che si sprigiona quando siamo immersi in qualcosa che amiamo profondamente. Se il desiderio guarda avanti, la passione, al contrario, ci prende ‘hic et nunc’: è coinvolgimento, dedizione, entusiasmo totale verso un’attività, una persona o una causa. Ci fa perdere. E oserei dire: quanto è bello perdersi, se poi ci si ritrova migliori e interiormente più ricchi!

La passione è quello stato in cui il tempo sembra fermarsi: siamo presenti e totalmente vivi nell’adesso, trasformando l’oggetto del desiderio in parte integrante della nostra identità. Non è, tuttavia, soltanto brama, ma anche piacere nel coltivare, nell’approfondire e nel perseverare. È la vita che ci attraversa, quel senso che spesso tentiamo di trovare, a fatica, durante tutta la nostra esistenza terrena. Il desiderio ci spinge a cercare, mentre la passione ci fa restare, ci fa crescere e nutre profondamente la nostra anima. Essa è come la terraferma dopo un naufragio. Non fa estinguere, però, il desiderio di esplorare nuove terre, nuovi orizzonti, ed intraprendere nuovi viaggi. Desiderio e passione sono le due ali che portarono il meraviglioso e audace Ulisse dantesco ad oltrepassare le famose Colonne d’Ercole, a spronare i propri compagni e se stesso a non essere come animali, ma ad inseguire un sogno, magari folle, magari impossibile. A qualunque costo ed in qualunque età. In una società che esalta la produttività e il risultato, spesso dimentichiamo il valore profondo del ‘fare per il piacere di fare’. La passione non si misura in like, non si monetizza, non è quotata in borsa, per fortuna! Eppure, è ciò che rende i giorni meno uguali, le attese meno pesanti, la solitudine meno buia, e la vita pregna di senso. Esse sono come un filo rosso che ci attraversa. Possiamo cambiare, perderci, persino credere di averle sepolte sotto strati di quotidianità e responsabilità; ma restano lì, silenziose ed ostinate come una melodia che torna improvvisa a far vibrare corde dimenticate. Se dovessimo dare ascolto a un certo stereotipo sociale, tuttavia, potremmo pensare che le passioni siano ‘roba da giovani’, da adolescenti inquieti o, al massimo, da quarantenni Peter Pan in cerca di una seconda giovinezza. A chi sostiene che ‘ormai è tardi’, che ‘alla mia età queste cose non si fanno più’, invece, bisognerebbe rispondere con un sorriso. Magari parafrasando sempre il maestro Battiato: ’Cerco un centro di gravità permanente…’. Sì, perché chi trova la sua passione, trova anche quel baricentro interiore che rende più leggero il viaggio. E la psicologia, oggi, ci insegna proprio questo: la passione, intesa come energia creativa e desiderio vitale, è uno dei motori più potenti della crescita e dell’evoluzione personale, in qualsiasi fase della vita. Numerosi studi neuroscientifici dimostrano che l’entusiasmo e la curiosità attivano le stesse aree cerebrali legate al piacere e alla motivazione. In poche parole, ogni volta che ci immergiamo in ciò che ci appassiona – che sia dipingere, ballare il tango, studiare le stelle, cucinare o scrivere versi – il nostro cervello ringiovanisce. Eh sì, avete letto bene, non si ferma soltanto l’invecchiamento, ma addirittura ringiovanisce! Rilascia dopamina, serotonina ed endorfine, chiamati, non a caso, gli ‘ormoni della felicità’. Vi assicuro, però, che non è magia, è biologia ed anche, aggiungerei, un atto di fiducia verso se stessi. Le passioni, insomma, non sono una prerogativa giovanile e, soprattutto, non vanno in pensione! A volte, tuttavia, si ride delle passioni degli anziani come fossero buffe eccentricità: la signora che si iscrive a yoga a settant’anni, il nonno che parte per il Cammino di Santiago, l’ultraottantenne che si reinventa pittore. Eppure, forse, dovremmo prenderli più sul serio, o meglio, prenderli come esempio. Le passioni non sono mai fuori luogo: semmai, è fuori luogo chi rinuncia a viverle, a seguire quel motore interno che ci spinge ad assaporare il bello di questo straordinario viaggio che è la vita. E, diciamolo, la passione ci salva anche dall’abitudine, dalla noia e dalla monotonia. C’è una sottile ironia, quasi leopardiana, nella convinzione che la passione sia ‘roba da ragazzi’. Il poeta di Recanati, infatti, sapeva bene che la vita adulta è fatta anche di disillusioni, ma non per questo smise di cercare la bellezza e l’infinito. C’è chi dice che invecchiando si diventa più saggi, ma la vera saggezza è imparare a non smettere mai di appassionarsi, anche rischiando di sembrare un po’ folli. Che benedetta sia, questa sana follia! – dico io. E invece, troppo spesso, la società relega le persone mature in un ruolo secondario, come se non avessero più nulla da scoprire o da desiderare. Ma è proprio chi coltiva passioni che continua ad essere giovane, nonostante le primavere alle spalle. La psicologia junghiana ci insegna che la seconda parte della vita, la cosiddetta ‘età della maturità’, non è un declino, ma, anzi un tempo di individuazione. È il momento in cui si possono riscoprire talenti sopiti, avviare nuovi progetti, esplorare territori inesplorati della psiche e della realtà. ‘L’essenziale è invisibile agli occhi’, scriveva Antoine de Saint-Exupéry. E lo sapeva anche Leopardi, che dalla sua siepe vedeva l’infinito delle possibilità interiori. Vedeva ciò che persone più ‘sane’ di lui non riuscivano a scorgere.Le passioni sono, quindi, invisibili, ma si fanno sentire, eccome se si fanno sentire! Sono l’eco di un qualcosa che ci spinge oltre, anche quando i muscoli scricchiolano e la memoria gioca a nascondino.
Facciamocene una ragione: le passioni, quelle che fanno rumore nel cuore e nella testa, non si arrendono ai capelli bianchi né alle rughe. Anzi, spesso trovano terreno fertile proprio là dove la giovinezza ha lasciato spazio all’esperienza. C’è chi dice che da adulti non si sogna più, ma basta osservare certi sguardi illuminarsi davanti a una tela, un vinile, una nuova avventura, per capire che il fuoco, se c’è, brucia ancora. Forse un po’ più silenzioso, meno impetuoso, ma sempre vivo. Non c’è età che tenga: la passione sa essere impudente, ironica, irriverente, come una vecchia signora che si presenta alla festa senza invito, se ne frega di essere giudicata e si diverte alla follia. Le passioni sono forse, in sostanza, l’unica macchina del tempo di cui disponiamo: ci riportano indietro a chi eravamo, ma sanno anche traghettarci verso chi possiamo ancora diventare.

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