L'ANALISI
01 Settembre 2025 - 05:25
Martina Truglio 23enne ex allieva del Cr.Forma di Crema si è trasferita da Capralba a Parigi dove lavora al bar del Bulgari Hotel
CREMA - Lunedì, uno dei suoi due giorni liberi. «Mi sto preparando per andare fuori città». Lo dice con naturalezza anche se non è una città qualsiasi ma Parigi, dove Martina Truglio, 23 anni, ex allieva del Cr.Forma di Crema, si è trasferita per tentare l’avventura: ricopre un posto di responsabilità allo splendido bar del Bulgari Hotel, il prestigioso cinque stelle lusso a pochi minuti dai simboli più conosciuti della capitale francese. Da Crema, nonostante la sua giovanissima età, alle luci della Senna. Per farcela, Martina ha dovuto impegnarsi, lottare.
«Sono innamorata del mio lavoro, è quello che ho sempre sognato di fare. Il suo aspetto più importante? Regalare un sorriso alle persone». Una qualità, la capacità di relazione con gli altri, che lei ha nel sangue. «Significa aver svolto metà del compito». Nel settore della ristorazione è cresciuta, anzi, nata. Il padre, Mario, è stato per alcuni anni al Principe di Savoia di Milano per poi aprire un bar, che ora non c’è più, a Pieranica. «Ero piccola, ricordo il mondo dietro il bancone, di quel periodo conservo poche immagini ma molto belle».
Alle superiori la sua scelta iniziale è stata l’istituto linguistico a Caravaggio. «Ma non era il mio posto, e così ho provato con Cr.Forma, nella sede cremasca del centro di formazione. Ero una delle poche ragazze, sono stati momenti divertenti, mi sono trovata davvero bene con i professori, il piano studi era ottimo. E io avevo una media impeccabile». Integrava le lezioni prima con il tirocinio in una birreria, poi «con un lavoretto più stabile», nel biennio finale della scuola, la sera in una pizzeria. Nel frattempo non aveva lasciato perdere l’altra sua passione, quella per le lingue. «Ne parlo cinque: inglese, francese, spagnolo, tedesco e giapponese».
Il giapponese? «L’ho imparato per conto mio». Si è diplomata come tecnico dei servizi di sala bar. «A un certo punto, stanca della solita routine, mi sono detta: perché non buttarsi e mandare il curriculum agli alberghi di lusso? Sono stata contattata da New York e anche da una nota trattoria milanese, ma ho preferito il Bulgari Hotel di Milano dove, dopo un colloquio, sono stata assunta come chef de rang, ossia responsabile di una parte della sala, una ventina di clienti da seguire direttamente assicurandosi che tutto fili liscio. Dal punto di vista professionale sono cresciuta tanto lì, ho appreso moltissime cose. Ma dopo qualche mese ho sentito che l’Italia mi stava stretta. Del resto, che sarei andata all’estero lo sapevo sin da bambina».
Da qui l’idea di un altro albergo della stessa catena, quello di Parigi, dove Bulgari è sbarcato tre anni fa. «Ne ho parlato con il responsabile delle risorse umane che, seppur a malincuore, ha acconsentito al trasferimento. E voilà, eccomi qua». La sua nuova sfida è iniziata il 3 febbraio — «Sono ancora fresca...» — come chef de rang e barman: «Ho sostenuto tre colloqui in lingue diverse. Il primo giorno è stata dura, Parigi chiede tanto ma mi sono sentita subito a casa mia anche perché molti del personale sono italiani, tra i 20 e i 29 anni, una bomba di energia. Bulgari ci tiene all’italianità, considerata sinonimo di ospitalità, del servizio».
Italiana, di Bologna, è anche Camilla, l’amica e collega con cui condivide l’appartamento nel XVIII arrondissement, sopra Montmartre. Da lì Martina esce e striscia il badge cinque giorni alla settimana. Lavora al bar. «Sono a stretto contatto con la cucina, il cibo e il nostro chef stellato Niko Romito. Anche con i cocktail c’è continuamente qualcosa di nuovo da imparare. Devi stare sempre in mezzo alla gente, è anche un mestiere molto fisico. Alla sua base ci sono tre ‘C’: comunicazione con i colleghi per svolgere al meglio il proprio compito; clienti: tra i nostri ce ne sono molti abituali e devono vederci come una persona che fa parte della loro vita; conoscenza: del menù, dell’aperitivo, del prodotto che servi. Il motto, la filosofia di Bulgari è: ‘veri con se stessi, veri con gli altri’. Nel tempo libero gira per le strade e le piazze alla conoscenza della sua nuova patria.
«Mi piace tantissimo leggere, vado spesso al negozio di libri usati vicino a Notre-Dame, dove lascio metà dello stipendio. Ovviamente, adoro mangiare fuori e scoprire ristorante nuovi». È soddisfatta del suo incarico, ma non si pone limiti. «Punto alla posizione di supervisor, la figura che si occupa dell’operato del personale di tutta la sala. Ma si vedrà». Lascia intendere che, più in là nel futuro, potrebbe voltare pagina radicalmente: da Parigi a un’altra capitale, dall’Europa all’Asia. «I cambiamenti non mi fanno paura. Nel 2030 Bulgari Hotels dovrebbe aprire ad Abu Dhabi, negli Emirati. Sto già cominciando a imparare l’arabo».
La scuola dove si è formata, sottolineandone la «professionalità, la cura dei dettagli e la determinazione», considera Martina un esempio per i suoi studenti (tra i quali c’è Riccardo, il fratello diciassettenne). «La tua storia dimostra che talento, passione e dedizione possono trasformare un sogno in realtà. Sei la nostra ambasciatrice nel mondo», è l’omaggio dell’istituto. «Se oggi sono qui è perché avete creduto in me e mi avete spinto a migliorarmi sempre di più», ha risposto lei. A luglio è tornata a Crema e a Capralba, dalla famiglia e dal padre, che le ha trasmesso l’amore per l’hotellerie. «È contento perché sto riuscendo a valorizzarmi». Il miglior complimento.
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