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MALAVITA SUL GRANDE FIUME

I bracconieri del Po, vera industria pirata

Non provengono più solo dall’Est Europa: ora ci sono anche i cinesi. Gruppi paramilitari pescano, sfilettano e congelano

Elisa Calamari

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redazioneweb@laprovinciacr.it

23 Luglio 2025 - 05:20

I bracconieri del Po, vera industria pirata

CREMONA - Vengono chiamati ‘pirati del fiume’ e ora non provengono più solo dall’Est Europa: negli ultimi anni anche numerosi pescatori di frodo cinesi starebbero facendo incetta di siluri, carpe, lucioperca e anguille. A dirlo è l’ultimo report ‘Zoomafia’ di Lav, redatto da Ciro Troiano e appena presentato a Roma, che delinea un quadro ben poco rassicurante: solo in Lombardia nel 2024 sono stati aperti almeno 926 fascicoli per reati a danno di animali e gli indagati sono stati 554.

A toccare il nostro territorio rivierasco è appunto in primis la pesca abusiva lungo il Po, una vera industria pirata. Un fenomeno meno evidente rispetto al passato, ma tutt’altro che archiviato. Tanto che, secondo il report, il guadagno illecito sarebbe di circa 40mila euro a settimana. Complessivamente un giro d’affari di almeno tre milioni di euro all’anno.


Nella relazione si parla di «pescatori paramilitari senza scrupoli, che fanno uso di elettrostorditori nascosti lungo le rive». Prima stordiscono il pesce e poi lo recuperano. Sarebbero almeno otto le bande che si muovono nella zona del Po: chi porta le reti, chi la barca, chi l’impianto elettrico e chi infine si occupa di caricare il pesce su furgoni frigoriferi, dopo averlo sfilettato e congelato sommariamente.

Dove viene portato? Per lo più in Romania e Germania, ma il report parla anche di mercati ittici di Milano e Roma. Con l’ipotesi dell’utilizzo anche in locali etnici. «Sarebbero oltre 200 i bracconieri in attività lungo l’asta del Po – si legge ancora – e si stima che mediamente ogni gruppo sia in grado di smerciare due carichi a settimana da 20 quintali ciascuno di pescato». E la pirateria fluviale si accompagna, inevitabilmente, anche a furti di barche e motori.


Lav propone di contrastare il fenomeno inasprendo le pene e di incrementare i controlli sui fiumi coinvolgendo anche le guardie giurate. Intanto, vengono intensificati i monitoraggi interforze e interprovinciali: a giugno partendo da San Nazzaro di Monticelli le polizie provinciali di Lodi, Piacenza e Cremona, insieme ai carabinieri forestali, hanno setacciato il tratto fluviale controllando 41 persone e staccando cinque sanzioni.

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Commenti all'articolo

  • Lucaluca

    27 Luglio 2025 - 07:33

    Una notizia tanto inattesa quanto sconcertante. Se mi clonano la carta di credito o mi vendono merce contraffatta mi rubano cose materiali, ma se mi distruggono il fiume mi rubano l' anima. Da cittadino che lavora per gli altri e paga le tasse pretendo che le autorità intervengano immediatamente e senza timori reverenziali. Massima mobilitazione contro questi criminali usurpatori della vita.

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