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L'INTERVISTA

Sara Lucchi: «La Banda di Trigolo? Suona (anche) il rock»

Ha 29 anni, laureata in flauto traverso, dal 2022 è direttore dell’Orchestra di fiati

Felice Staboli

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fstaboli@laprovinciacr.it

21 Luglio 2025 - 10:40

Sara Lucchi: «La Banda di Trigolo? Suona (anche) il rock»

TRIGOLO - Tre anni fa le hanno affidato la direzione dell’Orchestra dei fiati di Trigolo ‘Giuseppe Anelli’. Lo storico leader, Vittorio Zanibelli, l’ha proposta al direttivo che senza battere ciglio ha accettato: è la persona giusta, per il presente e per il futuro della Banda. Lei è Sara Lucchi, classe 1996, 29 anni sabato 26 luglio, di Cumignano, pochi chilometri da Trigolo. Laureata al Conservatorio di Piacenza in flauto traverso, standing da pallavolista («ma non ho mai fatto sport») all’apparenza quasi timida. Ma è soltanto una apparenza del tutto ingannevole: in realtà ha grinta, determinazione, personalità da vendere.


Sara Lucchi, come si trova nel ruolo di direttore?
«Bello, è impegnativo ma anche molto stimolante».

Come nasce il suo rapporto con l’Orchestra di Trigolo?
«Da bambina cantavo nel coro di Fiesco. Una volta per un concerto arrivano dei musicisti, vedo e ascolto una flautista. Mi sono innamorata dello strumento. Avevo 10 anni».

Poi?
«Ho cominciato a seguire i corsi a Trigolo. A 12 anni sono entrata nella Banda».

Si ricorda come è andata?
«Mi ricordo la prima prova. C’erano giovani e soprattutto adulti. Per una ragazzina non è facilissimo, per nessuno lo è. Ho qualche flash, uno in particolare: devi suonare insieme agli altri, rispettare i tempi. Ecco: so di aver suonato poche note...».

Da lì è cominciata anche la sua carriera.
«Studiavo al Pacioli e suonavo nella Banda. Dopo il diploma sono entrata al Conservatorio, mi sono laureata nel 2021 in flauto traverso, la mia grande passione, una parte fondamentale della mia vita. Intanto ho continuato a stare nell’Orchestra».

Nel 2022 la svolta.
«Vittorio Zanibelli, storico direttore, mi ha proposto di prendere il suo posto. All’inizio ero titubante. Ma poi mi sono detta: vai, forza. E ho accettato».

Una bella soddisfazione.
«Sì. Vittorio ha fatto l’ultima prova, al termine mi ha presentato a tutta la squadra. Tutti mi conoscevano, ma insomma, non è stato uno scherzo».

In che modo riesce a interpretare il suo ruolo?
«Cerco di fare musica e trasmettere passione. Sono stata anche insegnante e questo mi ha aiutato. Devi far crescere tutti, incoraggiarli, far capire le loro potenzialità. Se mi sento a mio agio? Certo. Il segreto è riuscire a gestire i momenti difficili, quando c’è tensione. Incoraggiarli e andare avanti».

E sul piano tecnico?
«Prima di tutto devi avere un’idea da proporre, poi mentre dirigi devi essere concentrato sulla musica. Per il resto, devo dire di aver sempre incontrato grande professionalità».

Quanti complimenti ha ricevuto in questi anni?
«Tanti, ogni volta e fa sempre piacere. Aggiungo che la più grande soddisfazione è vedere la reazione della Banda, la felicità negli occhi di tutti, perché alla fine si concretizza un lavoro sempre molto faticoso, bello ma anche impegnativo come lo sono tutte le cose importanti».

Che aspettative ha?
«Continuare con l’Orchestra e riprendere anche i concerti in trasferta, come a Roma, a Milano o dove si potrà».

Può spiegare quanto sia importante suonare uno strumento?
«Vuol dire andare contro tendenza, in un mondo che vuole tutto subito. È un modo per confrontarsi con se stessi e le proprie difficoltà, le affronti. Le puoi superare e arrivi a fare cose che non avresti mai neanche immaginato».

Che tipo di scaletta propone?
«Cerco sempre di variare. Dalla classica fino al pop e al rock. L’orchestra dei fiati è formata da 35-40 elementi, tutti strumenti a fiato insieme alle percussioni. Mi piace anche molto presentare brani cosiddetti originali, che sfruttano appieno il potenziale della Banda».

Ma lei che musica ascolta?
«Musica antica, tardo Rinascimento, primo Barocco. Mi sono appassionata. Però poi magari in altri momenti sento volentieri anche rock anni ‘70».

Oltre alla musica, che cosa le piace?
«Disegno accademico, ma a livello di hobby, niente di specifico».

C’è qualcosa che vuole aggiungere?
«Non saprei, è la mia prima intervista in assoluto».

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