L'ANALISI
27 Ottobre 2023 - 05:00
CREMONA - Con 34,23 ettari di suolo consumato dal 2021 al 2022, la provincia di Cremona arriva al sesto posto in Lombardia per superficie totale occupata da edifici o strade. Lo dice l’ultimo report dell’Ispra, che ha analizzato tutti i Comuni italiani portando alla luce gli incrementi di costruzione registrati dal 2006 in avanti. L’intero territorio cremonese è giunto a 18.598 ettari di suolo occupato, che corrispondono a circa 186 chilometri quadrati e ad una copertura pari al 10,5% dell’area a disposizione.
Per intenderci meglio, la provincia di Milano è al 31% circa, quella di Varese al 21%, quella di Como al 12%. Ampliando il confronto, a Cremona l’incremento dal 2006 è stato di circa 1.715 ettari. Fra i primi aspetti che balzano all’occhio, però, c’è il fatto che l’espansione non è stata omogenea. A crescere maggiormente è stato indubbiamente il territorio cremasco, che occupa l’intera parte alta della classifica, mentre i piccoli centri sono rimasti più rurali. La minore percentuale di suolo occupato è infatti quella di Torricella del Pizzo: 4,24% che corrisponde a 98,6 ettari. Seguono Voltido (4,39%) e Azzanello (4,81%).
Al vertice inverso, ovvero quello relativo alla maggiore percentuale di suolo occupata, troviamo naturalmente il capoluogo: a Cremona il 28% dell’area (circa 1.975 ettari) è occupata. Subito dopo arriva Monte Cremasco con il 27,64%; Crema è a quota 23,51% e Casalmaggiore al 13,79%. Secondo Ispra, i dati sono preoccupanti. Soprattutto perché, complessivamente, in Italia asfalto e cemento hanno occupato il 10% di superficie in più rispetto al 2021. E ciò porta anche ad un incremento delle temperature del suolo.
Tale copertura va avanti alla media di 2,4 metri quadrati al secondo, ma va detto che ci sono state anche città che sono riuscite a frenare la cementificazione: Genova, Reggio Calabria, Firenze. Nella nostra provincia a registrare un calo sono state solamente Ripalta Arpina (riduzione di 3.600 metri quadrati di suolo occupato dal 2021 al 2022) e Spino d’Adda (300 metri quadrati in meno). Lo studio attesta, infine, che a cementificare l’Italia sono stati prevalentemente gli edifici (per il 14%), seguiti da piazzali e parcheggi (13,4%), logistica e grande distribuzione (5,5%), aree estrattive (5,4%).
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